Doyle Lawson & Quicksilver - Beyond The Shadows cover album

Facendo il verso ad un recente spot pubblicitario di successo, potremmo tranquillamente affermare che Doyle Lawson, come Telefunken, è ‘qualità, costante, nel tempo’. Con la Bluegrass Album Band o con il suo gruppo Quicksilver, il bravo Doyle è da un bel po’ che non sbaglia un album o, addirittura, un concerto.
Al di là delle ragguardevoli doti mandolinistiche e vocali, gli si deve dar atto di aver contribuito concretamente al rilancio di un bluegrass ripulito, curato e arrangiato con sonorità nuove, pur nel più completo rispetto della rigida struttura tradizionale.
In particolare riteniamo che il merito principale di Lawson sia stato quello di aver rivitalizzato moltissimi gospel (anche esclusivamente vocali) impostando di conseguenza sugli stessi la maggior parte del repertorio.
Le sue note difficoltà nel socializzare e una latente megalomania sono state le cause del licenziamento in tronco di tutto il suo ex-gruppo con il quale faticosamente, nel corso di oltre 7 anni e 4 LP, aveva costruito sound e formula vincenti. Il gruppo stesso (per ripicca?) ha subito trovato un mandolinista, aggiunto un ‘New’ al nome e ha proseguito imperterrito la sua attività.

Doyle, dal canto suo, ha rimpiazzato con tre baldi giovani i suoi fidi compagni di un tempo, gli ottimi Terry Baucom, Jimmy Haley e Randy Graham, e ha mantenuto nel nome e nei fatti la soluzione ‘Doyle Lawson & Quicksilver’. I risultati, scazzi personali a parte, sono racchiusi in questo piacevole LP di gospel-grass.
Sotto sotto si coglie un certo sapore di sfida quasi Doyle avesse voluto dimostrare agli ex-soci di poter proseguire come prima, se non meglio, anche senza di loro: scontro frontale, quindi, sullo stesso terreno dei classici Quicksilver.
A parte una presenza vocale di Lawson (come lead) più accentuata, il suono del gruppo è quello di sempre, efficace, preciso e compatto. I pezzi vocali sono al solito molto belli e negli strumentali possiamo notare un solidissimo back-up di banjo di Scott Vestal che, come timbro e drive, non fa rimpiangere il bravo Baucom.
Qua e là si possono, inoltre, gustare alcuni ‘licks’ (a dobro e pedal) di Mike Auldridge.
In conclusione, i fans del gruppo possono stare tranquilli ed acquistare ad occhi chiusi questo LP e con loro tutti gli amanti del bluegrass.

Un piccola annotazione sia concessa per commentare che, come tradizione vuole, prosegue pure il ‘look impiegatizio’ del gruppo. Doyle, che nell’album precedente aveva sfoggiato un repellente paio di stivaletti di pitone, stavolta è un po’ più sobrio; ma le foto di copertina, tra i banconi di una chiesa, sono proprio kitch e non invogliano certo l’acquisto.
Amen.

Sugar Hill SH 3753 (Bluegrass Gospel, 1986)

Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 21, 1987

Link amici

Comfort Festival 2024