Geronimo Trevino III

La prima reazione che abbiamo avuto di fronte ad un titolo quale My Heroes Have Always Killed Cowboys è stata di sincera ammirazione. La mente che ha avuto il coraggio di partorire una così sottile parafrasi del classico di Sharon Vaughn My Heroes Have Always Been Cowboys, ha portato a termine una signora operazione di market­ing musicale.
Subito dopo è subentrata la curiosità di saperne di più su di un honky-tonk singer-songwriter from Texas che risponde al nome di Geronimo Trevino III.
Non è che la nostra ricerca abbia poi avuto un successo strepitoso, in quanto le informazioni che abbiamo potuto ottenere in proposito non sono esattamente esaurienti, ma tant’è.
Geronimo nasce in Texas e cresce nella zona di San Antonio, dove viene musicalmente influenzato da George Jones e Merle Haggard. Un tirocinio dei più classici lo vede calcare i palcoscenici dei locali dove anni prima aveva ammirato i suoi eroi fino ad approdare all’esordio discografico all’inizio degli anni ’90.
La Half Breed Records (Dischi Mezzosangue n.d.r.), una delle tante indies che popolano il grande stato del Texas, vuole dare fiducia a questo meticcio nelle vene del quale scorre sangue messicano ed indiano e gli pubblica la cassetta di esordio: The Flavors Of South Texas.
Fra i musicisti che accompagnano il battesimo del fuoco di Geronimo, oltre ai componenti del suo gruppo The Sons Of The San Antone Rose Band, i più blasonati sono sicuramente Flaco Jimenez, l’accordion del quale fa bella mostra di sé nella conclusiva Otra Vez, e Jackie King, noto chitarrista jazz e co-titolare con Willie Nelson dell’album Angel Eyes, coinvolto nel medesimo brano alla chitarra classica.

La proposta artistica di Geronimo Trevino III sta esattamente a metà strada fra l’honky-tonk texano più sanguigno ed immediato, senza fronzoli, ma estremamente diretto ed efficace (quello che piace a noi, per intenderci) ed il folklore messicano, così popolare nelle zone di confine del Texas da dare vita ad un filone specifico, quello della musica Tex-Mex appunto.
La cassetta di esordio si apre con Son Of San Antone Rose (da cui il nome del gruppo), un tipicissimo brano per rompere il ghiaccio in qualunque Texas Dance Hall.
Wrongside Of Laredo presenta non poche analogie con il classico She’s In Love With The Rodeo Man: un tipico brano cadenzato a tempo di valzer, con la calda e suadente voce di Geronimo che narra di un amore contrastato.
Il secondo lato si apre con l’intro di fiddle di When You Took My Heart, two-step classico supportato dalla chitarra ritmica di Geronimo e dalla solista elettrica di Charlie Wood III. Grande atmosfera!
Rapido cambio di velocità per la swingatìssima Drinking My Last Shot Away, con la chitarra elettrica ed il fiddle che si scambiano continuamente il ruolo di solista. Alta tensione anche per I Luv Me Trucka (alla faccia dello slang): puro Tex-Mex, con tanto di accordion sugli scudi, grazie alla bravura di Jacobo Galindo.
Si arriva così alla conclusiva Otra Vez di cui si accennava poc’anzi.
Flaco e Jackie si fanno sentire quanto basta a due grandi loro pari, senza strafare, ma con l’autorevolezza che loro deriva dall’esperienza e dalla professionalità.

Tirando le somme, siamo di fronte ad un esordio di tutto rispetto, che lascia ben sperare per il futuro di questo giovane honky-tonker. Le vendite della cassetta si limitano per lo più al pubblico che affluisce nei clubs per assistere ai concerti di Geronimo, il quale comincia a costruirsi una solida reputazione nel giro artistico che conta, ma da qui al contratto con la major di turno, ne passa… Il 1992 vede comunque Geronimo Trevino III compiere un salto di qualità almeno… tecnologico, visto che viene stampato il primo CD della sua discografia: Third Generation. Fra i musicisti che collaborano alla realizzazione di questo secondo album non compaiono nomi noti, ma il livello artistico non ne risulta certo penalizzato. Ascoltate la dolce ballata Barbie Dolls, scritta dal solo Geronimo, oppure l’esilarante Macho Man From Taco Land, registrata anche da un altro dei nostri beniamini, Gary P. Nunn, nel suo Totally Guacamole del 1992.
Line By Line è decorata da una stupenda solista elettrica che intro­duce un confidenziale “…hello honey…” che si stempera in una languida ballata.

Estoy Sentado Aqui porta la firma di Cesar Rosas dei Los Lobos ed era originariamente compresa nel loro album La Pistola Y El Corazon del 1988. In questa versione Geronimo è affiancato dal padre Geronimo Sr. in una performance canora di tutto rispetto, mentre Tell Me risulta impreziosita dall’esibizione vocale solista della sorella Laura. In chiusura di album troviamo un toccante omaggio al compagno scomparso B.W.Stevenson, cantautore anch’egli texano, fra i primi aderenti a quello che sarebbe poi stato identificato come Cosmic Cowboy Movement e che trova il suo santone ideale in Michael Murphey, prima che inserisse il Martin intermedio e che rispolverasse il suo bagaglio culturale di moderno cowboy degli anni ’90.
Tre citazioni da altrettanti brani resi famosi o composti da B.W. ‘Buck’ Stevenson: On My Own, My Maria e Texas Morning.
Se anche il secondo album di Geronimo Trevino III risulta più rilassato del precedente, non mancano gli spunti di interesse che lo rendono comunque episodio valido e tessera importante nel mosaico rappresentato dalla produzione discografica di questo cantautore texano sconosciuto-ma-da-conoscere.
A distanza dei soliti due anni ed ancora una volta per la Half Breed Records, Geronimo si ripresenta a noi nel 1994 con il terzo capitolo della sua – speriamo lunga – discografia: Hobo Without A Train. Nove degli undici brani contenuti nel CD in questione sono registrati ai Pedernales Studios di Spicewood, Texas, di proprietà di Wlllie Nelson ed il sound è fortemente ancorato alle sonorità tipiche del cantautorato texano country oriented e non poteva essere diversamente.

La fortemente evocativa All Roads End In Beaumont ci introduce ad un microcosmo autobiografico, che pur concede alla composizione altrui; una per tutte: Soy De San Luis dalla penna di Santiago Jimenez Sr., che ci sprofonda nelle colorate e calde sonorità messicane. Cowboy Heroes è un doveroso omaggio a stars cinematografiche del calibro di Gene Autry e Roy Rogers.
Jackie King si ripresenta con la sua elettrica solista per contribuire alla riuscita di brani quali la briosa Killer Bea, la meditativa Without You, l’evocativo title-track, la classica Maria Consuelo a firma Tim Henderson (la ricordiamo anche nell’interpretazione di Allen Wayne Damron, di Ed Stabler e di Katie Lee) e la Renunciacion dove Flaco Jimenez all’accordion si conferma personaggio di grande spessore artistico.
Chiude l’album l’improbabile blues di Because Of You a firma di Geronimo stesso.
Il successo commerciale non è certo uno di quelli che fanno gridare al miracolo: Geronimo continua imperterrito il suo peregrinare in lungo ed in largo battendo tutto il Sud Ovest degli U.S.A.; ha ormai un suo fan club, la sua newsletter, The Smoke Signal, e si può dire che possa contare su di uno ‘zoccolo duro’ di aficionados. L’incontro con uno dei suoi eroi, il mitico Hank Cochran, lo porta a comporre diversi brani con questo mostro sacro del country-songwriting, che accetta addirittura di co-produrre il quarto album di Geronimo Trevino III, quel My Heroes Have Always Killed Cowboys del 1995 che ha attirato la nostra attenzione. Registrato sempre per la Half Breed Records, il CD è però distribuito dalla Campfìre Records (Gary P. Nunn, Tommy Alverson, John Michael Riley, ecc), con un maggiore peso specifico nel mondo delle indies. Bei nomi adornano le guest appearances dell’album: Mickey Raphael (armonicista di Willie Nelson), Roy Husky Jr. al basso, Chris Ethridge (ve li ricordate i primi Flying Burrito Brothers?) ancora al basso, David Briggs alle tastiere, Buddy Emmons alla steel e Vassar Clements al fiddle. La scelta dei brani è altrettanto interessante: si va dalle covers di pezzi quali I Never Cared For You ad opera di un imberbe Willie Nelson a (Put Me On A) Train Back To Texas co-firmata da Willie Hugh Nelson Jr., figlio di tanto padre, morto suicida la sera della vigilia di Natale del 1991, a soli 33 anni (Willie e Waylon avevano ripreso questo stesso pezzo nel loro Clean Shirt del 1991).
Sempre in termini di remakes, è doveroso citare Oklahoma Wind del grande Billy Joe Shaver e quella Wrongside Of Laredo dello stesso Geronimo, che già aveva fatto bella mostra di sé nella cassetta di esordio. Non meno interessanti risultano gli sforzi di Geronimo con i suoi writing partners: You’re Playing Hard To Forget vede la firma di Hank Cochran, Honky-tonk Texas, U.S.A. (che titolo!) è opera del nostro affiancato da Rick Peoples e non necessita di spiegazioni circa il contenuto.
Stesso discorso vale per Buy Me A Honky-tonk, dove ricompare la firma di un altro cantautore texano, bravo quanto sconosciuto: Billy Don Burns (conosco solo il suo Long Lost Highway del 1994 – dedicato a Willie Hugh Nelson Jr., ma il CD è eccellente!), insieme a quello del più famoso Hank Cochran.

Un discorso a parte merita il brano conclusivo di questo progetto dedicato espressamente agli Indiani d’America: Before You Think You’re An Indian: citazioni di episodi chiave per una giusta interpretazione della figura dell’Indiano Americano quali la Pista delle Lacrime (Trail Of Tears), le cariche della cavalleria contro donne indifese e vecchi (Sand Creek) e quant’altro è stato a suo tempo perpetrato contro questa nobile razza, colpevole solo di aver cercato di contrastare l’avanzata di uno straniero conquistatore e del suo strapotere militare. Il disco risulta senza ombra di dubbio il migliore della discografia di Geronimo: prodotto con professionalità, suonato con mestiere, ma senza risultare ‘artificiale’, ha il sapore di quei prodotti sinceri che non ci stancheremo mai di ricercare per poterli ascoltare e riascoltare negli anni a venire.
Restare aggiornati sulle vicissitudini artistiche di personaggi quali Geronimo non è certo cosa semplice, poiché le sue ‘uscite’ discografiche non sono certo scandite dai ritmi imposti dalla macchina di Nashville, bensì dalle possibilità reali a disposizione del nostro, che è padrone della Half Breed Records. A conti fatti occorrono circa due anni perché veda la luce il nuovo progetto: un album registrato dal vivo in una delle tante dance-hall disseminate in lungo ed in largo in Texas. Sull’onda del successo di Jerry Jeff Walker e del suo Live At Gruene Hall, nel 1997 esce dunque Live From Kendalia Halle, accreditato alla neonata Geronimo Band, composta da Geronimo Trevino III (acustica e voci), Jeff Simonson (basso e voce corista), Tom Strauch (solista, acustica con corde di budello, tastiere e voce corista), Greg Holland (pedal steel), Larry Goff (batteria) e Ron Knuth (flddle e fisarmonica), reclutato per l’occasione.

La registrazione ‘stacca’ seccamente fra un brano e l’altro, perdendo così quel senso di ovvia continuità che caratterizza la realtà ‘live’, mentre la scelta dei brani si divide equamentre fra pezzi originali e covers di qualità quali l’iniziale Crazy Arms (portata al successo dal grande Ray Price), El Paso (scritta dall’indimenticato Marty Robbins e primo brano country a vincere un grammy), il medley di Hank Williams che comprende Cold Cold Heart, Your Cheatin’ Heart e I Can’t Help It If I’m Still In Love With You, Waltz Across Texas (dalla penna eccellente del padre dell’honky-tonk music: Ernest Tubb), Daddy’s Honky-tonk (ricordiamo l’interpretazione ad alto tasso alcoolico ad opera di Moe Bandy e Joe Stampley datata 1984, Kaw-Liga ancora dalla penna del succitato Hank Williams, il classico Fraulein di Lawton Williams, la sempreverde I Love You Because di Leon Payne, la famosissima song di Floyd Tillman Cold Cold War ed il moderno evergreen Dust Of The Chase a firma Ray Wylie Hubbard.

Per quanto riguarda i brani a firma Geronimo, doverosa è la menzione della song dedicata alla moglie Judy, Little Red Headed Stranger (con evidenti riferimenti alla figura del grande Willie Nelson). Ancora degne di nota le autobiografìche La Vida e I Luv Me Trucka (dedicata a tutti coloro che hanno elevato il loro pick-up al rango di feticcio da venerare).
Frutto di collaborazione risultano poi Cherokee Rose e la bella Warmth Of Mexico (fra le mie preferite), mentre Hangin’ Tree , dedicata al locale dove Geronimo è la house band, è opera del bassista Jeff Simonson.
Anche in questo caso ci si trova di fronte ad un gruppo di musicisti che ha fatto dell’onestà la sua bandiera ed il suo marchio di fabbrica. Suoni molto grezzi ed immediati, ma senza fronzoli e dotati di quella caratteristica imprescindibile per il successo: la sincerità.
Attenzione: non confondiamo il termine ‘successo’ con ‘successo commerciale’: i dollari sono solo uno degli aspetti della faccenda; la gratificazione di un artista va ben oltre il valore (purtroppo imprescindibile per lui come per chiunque campa del proprio lavoro) della mera contropartita monetaria. Geronimo Trevino III è un personaggio vero e sincero: è uno dei nostri!

Discografia:
-The Flavors Of South Texas, TAPE 1990
-Third Generation, CD 1992
-Hobo Without A Train, CD 1994
-My Heroes Have Always Killed Cowboys, CD 1995
-Live From Kendalia Halle, CD 1997

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 44, 1998

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