L’esordio degli Homewreckers, è il classico amore a prima vista, considerata la potenza di impatto della band. Prodotti da una vecchia volpe come Kim Simmonds, essi propongono un rock blues ruvido e sanguigno. Il sound della band mutua le sue origini dalla tradizione nera passata inevitabilmente tra le maglie dell’esperienza rock degli ultimi 10 anni, e vive sul rapporto tra l’armonica di Steve Counsel e la chitarra di Jack Rivera, entrambe usate a un volume altissimo.
La voce di Counsel, quasi sempre urlata o forzata alla Jagger anni ’80, è una ulteriore caratteristica della rabbia con la quale il gruppo aggredisce ogni brano di Out Of Shadows, come del resto dimostrano fin da You Know It Ain’t Wright, in apertura.
Le scelte musicali, sempre nel contesto di un poderoso rock-blues, risentono di influenze scolasticamente chicagoniane, quando il blues si fa lento e trascinato come in Early In The Morning, non disdegnando il rigore texano di pezzi come Drifting, sul quale incombe l’ombra dei primi ZZ Top, quelli veri, quelli di Rio Grande MUD o di Tres Hombres, oppure ancora quando sembrano citare il Peter Green di The Green Manalishi come appare chiaramente in She’s Wicked.
Ma l’anima degli Homewreckers vive a New Orleans, ed è questo lo stile che pervade decisamente tutto il resto di Out Of Shadows, un’atmosfera scintillante, resa con grinta e vigore sorretti da una grande perizia strumentale che, oltre ai due leader, può contare sulla solida e fantasiosa base ritmica di Dallas Meseberg alla batteria e di Craig McClosky al basso, ma che ha il suo segreto nell’outsider Keith Fisher, pianista e tastierista di grande effetto, capace ora di stendere un brillante tappeto sonoro per le evoluzioni della chitarra o dell’armonica, ora di inserirsi sgomitando tra loro per guadagnarsi un posto di primo piano.
Se volete qualcosa di forte, non esitate, portatevi a casa gli Homewreckers.
Viceroy Music VIC 6009-2 (Blues, 1993)
Claudio Garbari, fonte Out Of Time n. 3, 1994