La bella foto di copertina di Spiders On The Keys già fornisce le coordinate della bizzarra – e davvero geniale – personalità di James Booker che, con una benda sull’occhio sinistro con su cucita una stella, i vestiti sgargianti e sul viso una espressione sardonica, ha un’aria nient’affatto rassicurante.
Il risultato in musica è perfettamente adeguato al suo look davvero anticonformista.
Infatti, il pianista è in grado di spaziare con estrema disinvoltura da standards noti del jazz quali On The Sunny Side Of The Street e Over The Rainbow a brani presi dalla tradizione spagnola e sudamericana, dal gospel He’s Got The Whole World In His Hand, rivisto in versione stride, al pop della beatlesiana Eleanor Rigby, dalle frequenti fughe classicheggianti agli originals fuoriusciti dalla sua penna. Insomma, un eclettico della stessa caratura del folle Screaming Jay Hawkins.
Il pianismo di James Booker è inevitabilmente affine a quello di altri illustri colleghi nati come lui a New Orleans, vecchia culla del jazz: Doctor John, Allen Toussaint, Professor Longhair, la cui caratteristica fondamentale è l’inconfondibile ‘melting pot’ di jazz, blues, country, boogie, ragtime, pop.
Spiders On The Keys, registrato dal vivo al Meaple Leaf Bar di New Orleans tra il 1977 e il 1982, mette chiaramente in luce le sue doti.
Gustatevi l’esplosiva rielaborazione di Malaguena, dall’accentuata ‘cadenza flamenco’.
Vi è poi Piano Salad, una song di Booker, in una incontenibile versione in bilico tra ragtime e stride, le cui strizzatine d’occhio a Debussy dimostrano una volta di più il profondo background culturale del nostro.
Gli amanti del New Orleans sound apprezzeranno sicuramente questo lavoro postumo, coraggioso e completamente strumentale di questo sottovalutato artista.
A tale proposito leggete le interessanti note sul retro copertina stilate dal divo Harry Connick, un tipo che indubbiamente se ne intende.
Rounder CD 2119 (Blues, 1993)
Enzo Pavoni, fonte Out Of Time n. 1, 1993
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