Tra ristampe della produzione anni ‘70 e dischi nuovi, John Hartford non è mai stato così presente nelle vetrine dei negozi di dischi in tutta la sua carriera, peraltro assai longeva. Musicista colto e raffinato, ha saputo coniugare il suo eclettismo con la sua smisurata capacità di assimilare ed approfondire le tematiche più legate alla tradizione agreste del suo paese, riuscendo a farle uscire dal tempo ricreando nel presente, script e strutture musicali idonee a garantire una impensabile attualità.
Come solo David Bromberg, mai abbastanza rimpianto, Hartford ha messo il suo talento e la sua cultura al servizio di una ricerca che, rifuggendo l’edonismo, ha messo in luce i valori di una musica eterna, in grado di coinvolgere non solo il sentimento americano ma che poteva trovare punti di contatto con il folklore di tutto il mondo. L’omaggio che Hartford rende con questo suo nuovo album alla musica per violino composta dall’amatissimo Ed Haley, è certo un omaggio, ma pretestuoso alla dimostrazione che queste arie, neppur tanto antiche, interpretate con sapiente capacità, possono riuscire a ricavarsi uno spazio tra rock blues e country, senza essere tacciate di eccessiva lontananza dalle attuali necessità sonore, rappresentando la festosa quiete utile alla ricarica ed alla riduzione dello stress come malattia sociale.
Aero-plain e Morning Boogie, maestosi esempi di ristrutturazione stilistica di John Hartford, sono ormai lontani e abbandonati il banjo, il mandolino, l’armonica e la chitarra, ad Hartford è rimasto il violino che con l’aiuto di Bob Carlin, Mike Compton, Robert Gately e Darren Vincent con grande maestria suonano gli strumenti da lui dimenticati, fa battere i piedi e provoca il sorriso. E’ solo musica festosa, ma mi piace.
Rounder ROU 0438 (Old Time Music, 1998)
Claudio Garbari, fonte Out Of Time n. 2, 1998