Jono Manson – Under The Stone cover album

Il leone del rock blues americano torna alla ribalta con quello che potrebbe essere il suo disco migliore, Under The Stone. Con una produzione più efficace, con canzoni di grande impatto, con suoni robusti e raffinati allo stesso tempo, Jono Manson (il padrino della New York jam che tenne a battesimo, nei primi Novanta, la nascita di band come Blues Traveler e Spin Doctors) riesce là dove in passato aveva, parzialmente, mancato.

Under The Stone, seppur pubblicato da una indie, per di più italiana, ha i crismi infatti delle grandi produzioni, quelle delle major, per intenderci, e dimostra quante frecce abbia nel suo arco il bravo Jono. Ballate soul levigate, dove la sua ugola irrorata di Bourbon non fa rimpiangere i grandi della black music, folk blues acustici suonati come davanti al portico di una fattoria del profondo Sud con tanto di armonica, chitarre acustiche e mandolino ma anche sferzate di rock’n’roll alla sua classica maniera, che tanto devono alla british invasion di un tempo, sono le carte con cui Jono Manson si diverte e ci diverte per tutta la durata del disco.

Alcune segnalazioni di un disco tutto di alto livello: splendida l’iniziale This Is The Place, una slow ballad romantica dal piglio fieramente soul; altrettanto bella è la rock song Gaslight, tributo ai giorni incandescenti del Village newyorkese. Walking Down Your Street è un divertente country blues con una efficace armonica, mentre I Don’t Wanna Know è un rock blues di matrice Sixties dove il ‘vocione’ di Jono (con tanto di coro ‘a risposta’) incanta.
Will There Be Love? è uno dei suoi classici gioiellini quasi pop, mentre per gli amanti delle emozioni forti in Gunhill Road ci sono Eric Schenkman, chitarrista degli Spin Doctors, e lo scomparso Bobby Sheehan, bassista dei Blues Traveler, in una delle sue ultime incisioni.

Voto: 7
Perché: grande interprete di impostazione black, Jono Manson sa far suo ogni aspetto dall’american music. Scopritelo con questo disco.

Club De Musique (Country Blues, Roots Rock, 2001)

Paolo Vites, fonte JAM n. 77, 2001

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