Vengono da Austin, Texas, e sono un’esplosiva miscela di rock, funk, folk & songwriting di qualità. Spumeggiante, ritmica e freschissima, la proposta energetica di Vera Takes The Cake è anche piena di contenuti, passione e dolcezza. Proprio come la deliziosa torta che dà il nome al gruppo.
I tempo di promuovere il loro album ‘disco del mese di novembre’ e zac, Vera Takes The Cake approdano in Italia. Incontro il quartetto nella hall di un hotel milanese e non ci vuole molto per entrare in sintonia con loro. Specie con Ginger & Sarah, il cuore artistico e spettacolare della band: simpatiche, carine e briose, proprio come la loro musica, mettono l’interlocutore immediatamente a proprio agio.
E poi hanno un legame particolare con l’Italia: non solo perché Massimiliano Rolff, il loro attuale bassista (e insieme al batterista Jason Mackenzie, motore ritmico del gruppo) è un genovese doc; Ginger ha studiato a lungo (e quindi parla benissimo) l’italiano, Sarah lo capisce discretamente: entrambe, mi pare di intuire, amano particolarmente il nostro paese. E io credo che la loro musica abbia tutte le carte in regola per piacere agli appassionati italiani, specie a quelli che hanno nel cuore il nuovo rock d’autore americano e che amano Dave Matthews, Ani DiFranco o Sheryl Crow. E, aggiungo io, anche le Indigo Girls, anche se a nominare il duo di Decatur, Georgia, la biondina Ginger fa un balzo e dice con grinta: “Non paragonateci alle Indigo Girls: niente di personale, ma noi siamo tutto fuorché un duo folk”.
Le faccio notare che per me quello era un complimento: come Amy Ray e Emily Saliers, Ginger & Sarah cantano perfettamente in armonia e spesso usano la chitarra acustica come base principale delle canzoni. E poi, chissaà se le Indigo Girls si considerano un duo folk… Anyway, Indigo Girls a parte, la conversazione tocca diversi punti interessanti ed è spesso divertente. Mostra anche i diversi (quasi opposti) caratteri delle due ragazze: la texana Ginger è motivata, convinta delle proprie idee, determinata nelle sue affermazioni ma al tempo stesso spiritosissima. La californiana Sarah è invece più dolce e riflessiva pur mostrando a sua volta un carattere decisamente spiccato. Insomma, insieme formano davvero un bel duo: su disco e soprattutto dal vivo Vera Takes The Cake è una delle più piacevoli sorprese dell’anno.
Nei tredici punti che seguono, curiosità e aneddoti si intrecciano con la realtà e svelano i retroscena delle loro entusiasmanti canzoni.
Vera
“Vera è una persona reale: è la nostra migliore amica. Non ha niente a che fare con il soggetto dei raccontini surreali che abbiamo messo nel nostro sito Internet (www.veratakesthecake.com). Quello è un trucco per creare un po’ di curiosità attorno al gruppo e per realizzare il sogno della nostra amica: quello di diventare famosa senza alcun merito particolare.”
La torta
“To take the cake è un modo di dire in inglese che significa accaparrarsi il malloppo, un po’ come in italiano si usa dire ‘prendersi l’intera torta’. Nell’uso comune to take the cake può anche voler dire ‘vincere un premio, essere i migliori’: lo si dice spesso per sottolineare quando qualcuno fa una cosa davvero bella.”
Vera Takes The Cake
“E’ stata ovviamente Vera l’ispirazione per il nome del gruppo. Un giorno, infatti, lei ha fatto una cosa proprio carina tanto che qualcuno di noi ha esclamato ‘Hey, Vera takes the cake’: ci siamo guardati tutti e abbiamo capito che quello poteva essere il nuovo nome della nostra band.
Successivamente abbiamo pensato che Vera significa ‘reale’, e che la nostra musica è onesta, sincera e si avvicina molto al concetto di verità. Così come la torta può essere vista come il lato dolce, gustoso, persino divertente della vita. Proprio come la parte più spumeggiante, ironica e spensierata delle nostre canzoni. Insomma, abbiamo pensato ad un certo punto che anche queste motivazioni, se vogliamo un po’ più filosofiche, facessero sì che il nome fosse davvero appropriato per descrivere la nostra identità artistica.”
Ginger story
“Da cinque generazioni, la mia famiglia è formata da musicisti. Mia madre e le mie zie sono ancora attive: hanno un gruppo di country music. Mia nonna era la cantante di una big band che ha girato per tutta l’America negli anni 30 e 40 e suo padre, il mio bisnonno, era un acclamato musicista jazz dixieland.
Nella mia famiglia fare musica è una cosa del tutto naturale e ogni occasione è buona per sperimentare nuove canzoni. Specie nel corso delle riunioni e feste famigliari quando, è una specie di rito, dopo aver pranzato, ci mettiamo a cantare. Per me quindi è stato piuttosto normale iniziare a suonare e cantare sin da piccola: a dieci anni avevo già una band con mio fratello. Da allora non sono più scesa dal palco.”
Sarah story
“Al contrario di Ginger, non vengo da una famiglia musicale, semmai di scrittori, né ho iniziato presto a suonare. Sono nata nella Southern California, ma musicalmente non ho alcun background West Coast. In realtà, ho iniziato a cantare negli anni del liceo: mi piaceva il gospel. Nella mia scuola c’era infatti un gruppo gospel nero davvero fantastico: quando li ho visti per la prima volta sono rimasta scioccata e ho pensato ‘questo è quello che voglio fare anch’io’. E così ho iniziato a studiare musica, a sperimentare con alcune band studentesche e ad un certo punto ho provato a scrivere le mie prime canzoni.”
Cercasi bassista
Massimiliano: “Vengo da Genova. Ho iniziato a suonare il basso in alcune cover band prima di trasferirmi in Olanda. Lì per quattro anni ho frequentato scuole di jazz ma soprattutto ho fatto tanta esperienza, conoscendo parecchi musicisti, specie sudamericani, e jammando spessissimo. Poco dopo essere rientrato in Italia ho incrociato Ginger & Sarah su Internet: il loro bassista le aveva mollate proprio pochi giorni prima della prima tournée italiana e cercavano qualcuno che lo sostituisse. Disperate, avevano lanciato un messaggio in rete: ho risposto e da allora vivo sei mesi in Italia e sei mesi a Austin.”
Tina Turner
Sarah: “È la mia artista preferita, ma non abbiamo mai aperto un suo concerto. Semplicemente, quando Tina è venuta a suonare in Texas siamo andate a vederla: scherzando, sul nostro web site abbiamo riportato che la Turner aveva dichiarato di essere rimasta ‘sbalordita nell’aver notato che tra le 22.000 persone del pubblico c’erano anche Ginger & Sarah’.”
Gli album precedenti
Ginger “I miei dischi solisti suonano un po’ più jazzy di questo: non c’è né funk né rock come in Vera Takes The Cake. Il genere è quello del songwriting con venature jazz. All’epoca poi mi esibivo soltanto con un chitarrista ed ero solita fare uno spettacolo genere piano bar.”
Sarah: “I miei dischi precedenti sono da songwriter folk, rigorosamente acustici. Ed è buffo perché sebbene i grandi cantautori storici come Paul Simon o James Taylor o alcune folksinger come Michelle Shocked o Tracy Chapman siano dei punti di riferimento imprescindibili, le mie influenze più spiccate sono funk e hip hop.”
Ginger & Sarah: “Il nostro primo album insieme., Do What You Will del 1998, è stato il passo artistico successivo delle nostre rispettive carriere soliste. Anche se, rispetto a Vera Takes The Cake, quel disco suona più acustico, meno vario, in fondo più folk. E soprattutto meno con-sapevole. Quando siamo entrate in studio per registrare Vera Takes The Cake avevamo le idee molto chiare: sapevamo esattamente cosa volevamo fare e dove la nostra musica ci avrebbe condotto.”
La musica
“È un miscuglio di stili, d’idee e di influenze diverse. Ma non c’entra nulla né con il Texas né con la sua pur ricchissima tradizione musicale. Anche se, indubbiamente, una qualche coloritura texana è in qualche modo presente nella nostra musica. Il solo fatto di vivere o di essere nate nel Lone Star State, credo, porti ogni artista ad assorbire un’atmosfera culturale che in qualche modo rimane appiccicata; e questo non vale solo per la musica. Crediamo possa essere vero anche per la pittura, la letteratura, il cinema o il teatro. E così, anche se la nostra musica è una combinazione di elementi diversi che vanno dal rock al folk, dal funk all’hip hop sino al cantautorato classico, forse un pizzico di ‘texanità’ in fondo in fondo c’è.”
Le canzoni
Sarah: “Le mie canzoni sono quasi tutte autobiografiche. Specie le ballate mentre i pezzi più ritmati sono spesso frutto dell’immaginazione.”
Ginger: “Quello che scrivo, nella maggior parte dei casi non ha nulla a che vedere con le mie esperienze dirette. Le mie ispirazioni principali sono i romanzi o i libri in genere e soprattutto i film.”
Sarah: “È rarissimo vederci scrivere insieme. Anzi, spesso ciascuna di noi ha bisogno di una sorta di isolamento fisico per poter comporre una canzone. La cosa incredibile è che abbiamo influenze, stili, gusti musicali e addirittura approcci artistici quasi opposti. Per me comporre è un esercizio intensamente privato: devo assolutamente essere da sola e in uno stato d’animo particolare. Una cosa ci accomuna: per entrambe la parte principale è rappresentata dal testo delle canzoni. E questo significa che nessuna delle due è disposta a dividere con l’altra la maternità delle parole di una sua canzone. Forse è un atteggiamento un po’ egoista ma tant’è: questa è la realtà delle cose. Probabilmente perché riteniamo questa zona creativa così intima e personale che il solo fatto di condividerla rappresenterebbe una sorta d’invasione della nostra privacy.”
Una live band
“La nostra collaborazione nasce quando un brano è già stato scritto. Infatti, entrambe cerchiamo di comunicare le atmosfere del pezzo e i suoi presupposti creativi. A quel punto, aggiustamenti ulteriori così come gli arrangiamenti vengono fatti insieme agli altri membri del gruppo. Noi ci sentiamo una band e non solo Ginger & Sarah.
Suonandoli con il gruppo, i brani assumono una connotazione definitiva. Anche se, sviluppi ed evoluzioni successive accadono quando decidiamo di proporre una nuova canzone in concerto. Lì il contatto con il pubblico e le reazioni della gente ci aiutano ad aggiustare il tiro. Noi stesse ci mettiamo alla prova. Vera Takes The Cake è essenzialmente una band che raggiunge l’apice quando è su un palco.
Anche nelle nostre registrazioni in studio abbiamo un approccio live. Questo è dovuto probabilmente alla semplicità e all’onestà della nostra musica, ma anche al fatto che risulta difficile portare in studio la stessa energia che c’è in uno spettacolo dal vivo, situazione che, secondo noi, mostra la quintessenza della nostra proposta artistica. Non è un caso che l’album si chiuda con Glory Days, una mini-suite piena di ritmo ed energia con la quale siamo solite chiudere i nostri concerti.”
La vocalità
“L’obiettivo è quello di miscelare così bene le due voci da farle diventare una cosa unica. E spesso, dobbiamo dire, ci siamo riuscite. Soprattutto nel disco dove vi sono parecchie canzoni in cui è molto difficile dire chi canta cosa. Eppure abbiamo due voci timbricamente e caratterialmente diverse. Ma forse anche questo potrebbe essere il trucco: spesso infatti succede che due timbriche diverse si possano amalgamare in modo perfetto. Noi, ad essere sincere, non abbiamo fatto molto per giungere a questo risultato.
Quando abbiamo iniziato a cantare insieme la scoperta dell’affinità timbrica è stata sorprendente. Potremmo dire che è stata la miccia che ha acceso la nostra collaborazione artistica. Vera Takes The Cake non scende a compromessi. Ciascun membro della band apporta la sua visione musicale mettendola al servizio del gruppo. Spesso è una cosa assolutamente istintiva. Questo è il segreto della freschezza artistica della nostra proposta: ed anche la maniera per aver divertimento garantito. Per noi e per il nostro pubblico.”
Ezio Guaitamacchi, fonte JAM n. 77, 2001