Roberto Menabò è da sempre un musicista e un appassionato perso di blues. La musica del diavolo, lui, se l’è sempre studiata con rigore e non solo dal punto di vista strettamente musicale, visto che è anche un buon filologo del genere soprattutto rurale.
Ogni tanto registra un suo lavoro come questo Il Profumo Del Vinile, sedici tracce che si muovono un po’ random tra traditional, repertorio proprio e rivisitazioni riarrangiate.
L’imprinting non si discute, è quello del Sud, che magari si sposta un po’ più verso est per abbracciare il rag di Blind Blake e soci, o si dirige verso l’assolato Delta per incontrare ancora una volta Charley Patton, ma che rimane il luogo dove sono maturati i suoi interessi più forti.
Menabò continua a cimentarsi con il country blues ridando voce alla fragranza del suono acustico. Il fingerpicking in questi pezzi emerge con tutto il suo scintillio portando alla memoria le antiche gesta di Mississippi John Hurt, Blind Boy Fuller e decine di altri maestri della chitarra.
Il rag è probabilmente il polo di attrazione maggiore e molti sono i brani che si orientano verso questo modo di suonare, ma ci sono anche alcuni arrangiamenti coraggiosi con fiati e violino, proprio come succedeva a quei musicisti che, codificando un suono non ancora differenziato, non si ponevano certa il problema se suonare blues o jazz. Insomma questo Il Profumo Del Vinile è un bel disco, suonato con anima da un musicista che decide di dare ulteriore corpo alla colonna sonora della sua esistenza.
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Voto: 7
Perché: è una carrellata tra i molti stili del blues acustico, con una preferenza spiccata nei confronti del rag. Interpretato con anima e abilità stilistica, è un tuffo nelle origini.
Faredollarsmusic (Country Blues, 2001)
Roberto Caselli, fonte JAM n. 82, 2002