Townes Van Zant è un personaggio fondamentale nell’ambito del cantautorato americano e soprattutto di quel filone texano che nei ’70 ha scritto la storia del country-folk più autentico e tradizionale. Ammirato, imitato ed amato più di altri suoi colleghi, continua ad insegnare per il suo schivo modo di proporre musica e per quelle liriche scarne e cupe che lo contraddistinguono.
I suoi lunghi vuoti discografici hanno fatto nascere intorno a lui leggende più o meno costruite. Punto di riferimento di una folta schiera di giovani singer-songwriters, ha sempre proposto una musica genuina che affonda le radici nel blues rivisitato e rimodellato come solo lui sa fare. E’ con immenso piacere che accogliamo, ogni volta, una sua nuova uscita discografica, così come abbiamo apprezzato le ristampe su CD dei suoi primi introvabili LP ad opera della Rhino.
Anche se fra le sue ultime prove registriamo tre live su quattro, questo Road Songs si discosta dagli altri per il materiale di cui è composto. Si tratta infatti di 15 covers registrate dal vivo; in alcune suona assieme al gruppo in altre è solo. Sono registrazioni effettuate nell’arco di una decina di anni durante gli shows negli States. Come overture ci viene proposta la splendida Ira Hayes di Peter La Farge.
Sono tre le songs di Lightnin’ Hopkins rifatte tra cui la classica Hello Central. Di Bob Dylan vengono riprese Man Gave Names To All The Animals e Little Willie The Gambler. Non manca neppure un brano del Boss: Racing In The Streets. Di Joe Ely troviamo la folkloristica Indian Cowboy. Oltre a due traditionals riascoltiamo un brano di Jagger e Richards: Dead Flowers. Le quindici songs cantate con la malinconia di sempre e la scelta dei brani fatta con buon gusto rendono Road Songs piacevole come tutti i lavori di Townes Van Zandt.
Universe CDSP 96829/Sugar Hill SH 1042 (Singer Songwriter, 1994)
Claudio Cacchi, fonte Out Of Time n. 4, 1994