Ryman Auditorium picture

Io e Tina siamo partiti verso le 14.30 dopo aver sistemato tutti i nostri ragazzi per il viaggio di 3 ore fino a Nashville ( o “Na-a-ahshvul”, come si dice da noi) dove alle 20.30 si teneva il concerto della Nashville Bluegrass Band al Ryman Auditorium, la vecchia ‘home of the Grand Ol’ Opry’. Anche se sono nato e cresciuto nell’East Tennessee, era la prima volta che sono stato al ‘vecchio Ryman’. Eh, lo so, lo so, lo so, lo so! Sembra impensabile! Però bisogna capire che molti di noi giovani Tennesseans abbiamo ‘ritrovato’ la musica delle nostre vallate dopo che aveva fatto il giro del Newport Folk Festival e il folk music revival degli anni 60. Siamo passati da Crosby, Stills And Nash e Peter, Paul And Mary a Flatt & Scruggs e Jim & Jesse.
Mi ricordo al Cosby Folk Festival nel ’73 in un prato pieno di ‘hippies’ , nelle Smokey Mountains, quanto apprezzammo lo spettacolo di Ralph Stanley accompagnato da Curly Ray Cline (sempre sorridente e in movimento ) e Keith Whitley.

Però prima, per noi ragazzi, country e bluegrass era solo red-neck music.
Facevamo fatica a vedere oltre quelle giacche luminose di Buck Owens e la sua chitarra dipinta come la bandiera americana e il fatto che mentre tutto il resto del nostro paese seguiva le importanti partite del campionato universitario di football il sabato pomeriggio, in Knoxville Tennessee trasmettevano solo i Buckarooses e Porter Wagoner e i Wagonmasters! Quando abbiamo ‘riscoperto’ country e bluegrass il Ryman era diventato pericolante e l’avevano chiuso si temeva per sempre.
Però quest’estate, dopo un restauro da 13 miliardi di lire, hanno inaugurato il Ryman, rinato e glorioso, con una spettacolare serie di concerti di bluegrass.
Ogni martedì sera da giugno a settembre era ‘Martha White Bluegrass Night at the Ryman’. I concerti avevano come sponsor la ditta Martha White Foods che fabbrica prodotti a base di farina per la preparazione di biscotti, torte e muffins a casa (vi ricordate la sigla resa famosa da Flatt & Scruggs, che sentivamo ogni sera alle 7.00 in TV? “Martha White self-risin’ flour, it’s got hot-rize!”. ‘Hot-Rize’ era il nome dello speciale lievito..e c’è’ ancora!). Che serate!

Alison Krauss, la Cox Family, Tim O’Brien (ex Hot-Rize), Mac Wiseman, Tony Rice, Marty Stuart, The Johnson Mountain Boys…
Volevamo andare il 19 Luglio a sentire Ricky Skaggs cantare esclusivamente bluegrass ma avevamo impegni.
Dovevo leggere con dolore che avevamo perso una serata di ospiti speciali: Earl Scruggs che suonava con Bill Monroe per la prima volta dal 1948! Ricky prendeva il posto d Lester con gli originali Bluegrass Boys!
Siamo arrivati verso le 17.00 a ritirare i nostri biglietti. Quella sera con la NBB c’erano anche i Fairfield Four, lo storico quintetto di colore che canta esclusivamente gospel. Stavano lì’ ad aspettare l’autista che li portava fuori a mangiare. Ci siamo fermati a fare amicizia. “Da dove venite?” ho chiesto.. James Hill mi risponde “Siamo di qui, Nashville” (però ha detto Na-a-a-ahshvul). “Volendo, è così vicino che possiamo andare a casa a piedi”. “Se avete bisogno vi diamo noi uno strappo a casa dopo,” ho detto e abbiamo fatto una risata. Hanno già cantato in Spagna e vorrebbero tanto cantare in Italia!

Al vecchio ingresso del Ryman vedi in alto, scolpito sulla facciata il nome originale dell’edificio – l’Union Gospel Tabernacle. (Infatti siamo pochi passi dalla Union Station Depot, la magnifica ex-stazione ferroviaria che ha prestato il suo nome ad Alison Krauss). Il Ryman era originariamente una specie di chiesa di quelle che venivano chiamate ‘tabernacoli’. Nel secolo scorso, quando un predicatore veniva in una città o in un paese a tenere una serie di incontri serali di evangelizzazione che spesso duravano settimane o mesi (si chiamavano ‘campagne’, un termine bellico derivante dalla guerra civile) si usava costruire una ‘chiesa provvisoria’ per ospitare questo avvenimento. Queste ‘chiese’ venivano chiamate ‘tabernacoli’ (come il tabernacolo dell’Antico Testamento, una struttura provvisoria e mobile rispetto al tempio a Gerusalemme). Verso il 1890 arrivò un grande e focoso predicatore di nome Sam Jones e con i suoi sermoni sconvolse Nashville. Fra i suoi convertiti c’era un certo Thomas Ryman, capitano di un battello sul fiume Mississippi. Lasciando indietro la vecchia vita balorda, ed essendo molto benestante, decise di costruire un ‘tabernacle’ per le serate di predicazione di Rev. Sam Jones ed altri, chiamato il ‘Union Gospel Tabernacle’.

Aveva un’acustica perfetta per il massimo apprendimento dei tanti sermoni dei famosi pastori che ci predicavano. Più’ avanti cominciarono a tenersi seminali e poi concerti. Diventò un teatro prestigioso e si esibirono su quel palcoscenico Enrico Caruso, John e Lionel Barrymore, Sarah Bernhardt e tanti altri. Dal 1943 sino al 1973 fu la casa del ‘Grand Ol’ Opry’, la culla della country music… e si sente!
Emmylou Harris dice che forse sono tutte quelle note che in qualche modo ancora girano dentro, o forse è una polvere di ‘hillbilly’ ma quando entri dentro capisci che è un posto speciale. Ho chiesto ad una delle maschere, un signore un pò anziano, da quanto tempo venisse al Ryman. “Da più’ o meno cento anni” mi risponde. “Li hai visti tutti”, ho detto. “Eh si! Una volta lo spettacolo andava avanti fino alle 2 o le 3 della mattina. Quando si stancavano tutti si andava a casa”.
Poi mi parlava del loro gruppo, amici della sua chiesa, che si trovavano due volte al mese per suonare e cantare per divertirsi e stare insieme. “Sai, Bill (riferendosi a Monroe) viene quasi sempre e canta con noi fino a dopo mezzanotte”.
Poi ci ha fatti entrare a vedere un corridoio un pò nascosto dove una volta passavano tutti gli artisti da una piccola strada di dietro. Sarebbe stato difficilissimo pensare a quelli che sono saliti per quelle scale – Patsy Cline, Kitty Wells, Jim Reeves, Merle Travis, Hank Williams, Lester and Earl, Stringbean, Loretta Lynn, The Ol’possum George Jones…

Alan O’Bryant ha presentato i Fairfield Four, quasi come se volesse rassicurare chi di quei bluegrass fans avesse un attimo di incertezza nel sentire un gruppo di settantenni di colore cantare ‘gospel a cappella’ in una serata di bluegrass.
James Hill che presentava il suo gruppo con tanta dolcezza e tanta classe ha spiegato che l’ultima volta che avevano cantato lì era il 1949. Ho notato che sulla galleria di fronte a loro c’era la targa su cui era scritto ‘Confederate Gallery’ perchè era stala costruita per una riunione di vecchi soldati sudisti della Guerra Civile.
Quando hanno cominciato, qualsiasi dubbio è svanito. Si capiva che si stava davanti ad una cosa straordinaria, storica. Che voci! Quanto cuore ci mettevano! Avevano chiesto che il pubblico pregasse per loro mentre cantavano le lodi a Dio e dopo poco il teatro echeggiava con esclamazioni di “Amen e “hallelujah!”.
L’entusiasmo cresceva sempre più’ e dopo Swing Low Sweet Chariot,con quel vocione del basso Isaac Freeman, hanno conquistato tutti e quasi quasi qualcuno stava per convertirsi! Bellissimo bis (Dig A Little Deeper) e intervallo.

Ho visto Roland White della NBB e gli ho chiesto “Com’è cantare dopo uno spettacolo ed un’emozione cosi?”. “Non lo so! Non abbiamo mai cantato dopo di loro!” mi ha detto! Però erano favolosi anche loro. Come Alan O’Bryant riesca a cantare e suonare back-up insieme non lo capirò’ mai. E quando alza il banjo e ci canta dentro è troppo forte! Hanno fatto un’ora a base di Monroe (durante Doghouse Blues hanno fatto abbaiare tutti) con tanti assoli del grande Gene Libbea al basso.
Ad un certo momento ho detto a Tina “Guarda!” Eravamo in terza fila e fra le quinte si vedeva solo per un istante lì dietro, un grande, bianco cappello ‘Stetson’. Infatti dopo un coinvolgente e apprezzatissimo bis con i Fairfield Four (Roll, Jordan, Roll…la voce di Isaac Freeman si sentiva nei piedi sul pavimento che vibrava!), la NBB è uscita con Alan O’Bryant che accompagnava e che faceva appoggiare al suo braccio – Bill Monroe!

Ci si impazziva! Con un passo un pò incerto, vestito di un completo blù, e con una grande spilla che diceva “Jesus” ha preso il suo posto. E si è trasformato! Pat Enright parte con un ‘G-run’ e Bill canta del suo Uncle Pen. Poi chiede se qualcuno lì aveva mai sentito Blue Moon Of Kentucky. Fa questo aggiungendo quattro passi di clogging! E se ha perso un pò sugli acuti, compensa col cuore! Era una serata bellissima.
Dopo, salutando James Hill e i Fairfield Four che sono rimasti a parlare con chiunque volesse, chiedo “Passaggio a casa?”. “Siamo a posto” risponde. Facciamo una risata e aggiunge “Ci vediamo in Italia!”.

Maurizio Faulisi, fonte Country Store n. 25, 1994

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