Waylon Jennings – Closing In On The Fire cover album

Ritengo estremamente difficile etichettare Closing In On The Fire, questo settantaduesimo appuntamento del grande Waylon Jennlngs con i suoi fans. Texano fino al midollo, partner onnipresente di Willie Nelson al tempo della creazione del movimento noto come ‘Texas outlaw country’, alternativo alle proposte targate Nashville, Waylon è sempre stato un ribelle, insofferente a qualunque regola e non ne ha mai fatto mistero nella sua vita sregolata, fino a quando la dolce Jessi Colter (attualmente signora Jennings) non gli ha fatto “mettere la testa a posto”.

Waylon esplicita il riconoscimento alla consorte del merito di questa sterzata in Just Watch Your Mama And Me (qui compresa), che viene dedicata ai figli quale esempio da seguire. Ballata con intro pianistico, si sviluppa sulla bella e personalissima voce di Waylon, fortunatamente rimasta inossidabile al passare degli anni (tanti).

Il CD si apre con il title-track Closing In On The Fire, inedito swamp-rock a firma Tony Joe White, mentre Best Friends Of Mine è un’altra ballata, giocata stavolta sui suoni cari della chitarra acustica, che ci parla con affetto di tre grandi amici di Waylon: Hank Williams Jr., Buddy Holly ed un non meglio identificato DJ di Phoenix, Jim Garshaw. Andamento tipicissimo del sound caratteristico della produzione di Waylon: un vero e proprio marchio di fabbrica.

Ancora toni soffusi e raccolti per un’altra ballata a firma Kimmie Rhodes, quella Be Mine dove Waylon stesso duettava con Kimmie nel di lei West Texas Heaven del 1994. Di particolare rilevanza la presenza di Mark Knopfier nel primo assolo di chitarra elettrica. Poco da dire su I Know About Me, Don’t Know About You, se non segnalare gli intermezzi del ritornello prettamente country, che si vanno ad inserire in modo spigoloso su di un tessuto decisamente e volutamente rock, condito dalle voci di Waylon e Travis Tritt.

Altro ospite di tutto riguardo, Sting, compone la pulsante She’s Too Good For Me, con un introduzione che molto deve ai vecchi Deep Purple (quelli di Made In Japan, tanto per intenderci…) ed i vocalizzi assolutamente imprevedibili di Sheryl Crow, a contrapporsi alla tonante voce del grande ‘Hoss’.

Il cantautore texano Kevin Welch compone invece Untitled Waltz, tìpico valzerone che vede la partecipazione di Carl Smith alla voce solista (oltre a Waylon); il brano è talmente prevedibile che è lecito ipotizzare faccia il verso a sé stesso.

In chiusura di CD appare un classico degli Stones (?): No Expectations, resa alla grande dal vecchio leone. Quattro chitarre elettriche e due acustiche si inseguono nel corso della performance e mentre ci deliziamo le orecchie, ci sembra di vedere il ghigno soddisfatto di Waylon nell’ascoltare il risultato di questo sforzo.

In chiusura di album c’è il solito ‘ghost track’ (secondo le migliori tradizioni dell’etichetta Ark 21) di ben oltre nove minuti, dove Waylon parla del suo nuovo album con voce compiaciuta e rilassato, conscio (stavo per scrivere ‘convinto’, ma mi sono fermato in tempo) di avere confezionato un buon prodotto.

Chi si aspettasse di ritrovare qui i noti stereotipi country che hanno per anni caratterizzato la produzione di Waylon, potrebbe restare deluso dal primo ascolto. A parte alcuni brani, il resto non ha niente a che fare con il suo passato artistico. L’unico anello di congiunzione è la voce inconfondibile, che oggi ci conduce per mano attraverso territori a noi certo non familiari, resi meno ostili dalle sue tonalità a tratti ruvide, a tratti morbide, ma sempre calde e rassicuranti.

Quella che canta è sicuramente la ‘voce di Waylon Jennings’, ma che questo sia un ‘album di Waylon Jennings’… beh avrei qualche perplessità. Può comunque rappresentare un’ottima occasione per diversificare i nostri ascolti: provatelo.

Ark 21 61868 10023 2 (Outlaws, Country Rock, Singer Songwriter, 1998)

Dino Della Casa, fonte Country Store n. 42, 1998

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