Emmylou Harris

Emmylou Harris, una delle poche cantanti country conosciute anche dal nostro pubblico, è colei che negli anni settanta gettó i ponti fra musica rock e country avvicinando pubblico di diversa tendenza senza per altro scontentare troppo i puristi di ambo le parti che all’epoca l’accusarono di avere ceduto a compromessi. Ma alla fine su tutto e tutti, compresi i critici piú ostinati, vinse la sua voce, la professionalitá, vinsero le sue doti di grande artista.

Nel periodo che vide musicalmente nascere Emmylou Harris, la country music soffriva, per così dire, di una crisi di identità dovuta alla crescente diffusione di prodotti che risentivano marcatamente dell’influenza della musica pop del momento. La continua ricerca del successo che superasse gli ‘stretti’ confini delle classifiche country (‘crossover’) voluta da abili produttori e cantanti indaffarati alla conquista di più vaste e sofisticate platee, a detta di molti, ne snaturarono il carattere.

Sembrava quasi che la musica country si stesse arrendendo a quella cultura metropolitana che non le apparteneva e a cui si era storicamente contrapposta. Questo stato di cose favorí polemiche e prese di posizione all’interno e all’esterno dell’establishment musicale nashvilliano, e, mentre figure rappresentative come Hank Snow, Jean Shepard e Roy Acuff si auguravano una inversione di tendenza che riportasse la musica country ad evolversi senza perdere di vista i suoi valori tradizionali, la risposta arrivò inaspettatamente fuori dal contesto del country più ortodosso.

I cambiamenti rigenerativi che scossero Nashville partirono dal Texas e dalla California; dalle honky tonks, dai locali periferici, dagli ambienti folk-rock.

La nuova tendenza passò sotto il nome di Country-Rock e fu la principale responsabile del rilancio della country music. Il simbolo femminile di questa controrivoluzione musicale fu una ex folk singer animata da grande passione e interesse per i suoni e lo stile del passato. La sua musica riunì in un comune, quanto inedito, interesse i giovani amanti del rock e i tradizionalisti country più conservatori dando nuovamente alla country music l’orgoglio delle sue origini.

Emmylou Harris compí l’imprevedibile e meritoria operazione di avvicinare la country music a tanti che non la conoscevano insegnando loro ad amarla nella sua forma più vera.

Le origini musicali di Emmylou Harris

Originaria dell’Alabama (Birmingham, 2 Aprile 1947) non ebbe umili natali come molte delle sue colleghe. Proveniente da famiglia della media borghesia passò l’infanzia in continui spostamenti al seguito del padre ufficiale di carriera dei marines.

Dopo aver frequentato l’Università del North Carolina si trasferì prima a Washington D.C. e poi a New York dove trovò modo di suonare in alcuni folk clubs del Greenwich Village. La passione per la musica si era rafforzata negli anni sessanta quando imperava il ‘folk revival’, e fu tale da farle interrompere gli studi.

Durante la permanenza newyorkese, poco più che ventenne, fece esperienza, ebbe l’occasione di suonare con musicisti come Jerry Jeff Walker e incise anche il primo album per la sconosciuta etichetta Jubilee: Gliding Bird (1969), oggi divenuto una rarità da collezionista.

Il primo tentativo di trovare attenzione a Nashville nel 1970 si risolse in un fallimento, ma, appena un anno dopo, il casuale incontro con i Flying Burrito Brothers, durante una sua performance in un locale della East Coast, si riveló fondamentale per la futura carriera.

I Burrito la segnalarono al loro ex componente Gram Parsons e questi, che ne fu subito colpito, la chiamò a Los Angeles per cantare nel primo album da solista: ‘G P’ Parsons, che oggi tutti ricordano come il leggendario antesignano del country-rock, fu figura di rilievo nella comunità musicale californiana dei primi anni settanta. Fu la persona che formò e indirizzò musicalmente E. Harris contagiandola della sua passione per l’autentica country music.

Tra i due nacque una forte intesa (anche sentimentale) ma la loro cooperazione artistica, forse in anticipo sui tempi, destò scarso interesse negli ambienti della musica country corrente mentre fu vista in quelli rock quasi come decadente.

Ancor prima che fosse stampato il secondo album Gravious Angel, in cui la Harris aveva una parte di maggior rilievo, Gram Parsons morí tragicamente per abuso di alcool e droga.

Profondamente segnata dalla perdita, Emmylou Harris si vide offrire dalla casa discografica di Parsons un nuovo contratto che, una volta sottoscritto, la portò al vero debutto come solista nel 1975 con l’album Pieces Of The Sky. Fu la continuazione ideale del lavoro intrapreso con Parsons e mostrò a chiare linee le attitudini stilistiche e l’originale approccio con il ‘riscoperto’ country.

Oltre al personale tributo a Parsons costituito da From Boulder To Birmingham, il disco conteneva significativi pezzi come If I Could Only Win Your Love dei Louvin Brothers, The Bottle Let Me Down del suo idolo Merle Haggard, Coat Of Many Colors di Dolly Parton, ecc..

Nel 1976 seguì l’album Elite Hotel dove ancora una volta comparivano, accanto a vecchie composizioni di Parsons, classici del country come Together Again di Buck Owens, Sweet Dreams (Patsy Cline), One of These Days di George Jones, ecc..

Ciò fece esultare a Nashville i fautori del ritorno alla tradizione che però dubitavano di un simultaneo successo commerciale della Harris. Ma non furono delusi poichè anche questo secondo obiettivo fu presto raggiunto: Grammy Award (Country) nel 1976, 1979, 1980, 1984 oltre ad essere nominata dalla CMA (Country Music Association) miglior cantante dell’anno nel 1980.

Arriva il successo

“Avevamo musica di grande qualità” ricorda la Harris “e suonavamo un country aggressivo… …una musica country ‘hard core’ con modi da rock’n’roll”.

Il gruppo che l’accompagnò per tanti anni, la famosa Hot Band, vide rinomati musicisti quali Byron Berline (fiddle), James Burton (chitarra), Hank De Vito (steel guitar), Emory Gordy (basso), John Ware (batteria), fino a Bernie Leadon, Albert Lee, Rodney Crowell, Ricky Skaggs.

Emmylou Harris non solo ridiede vigore e rispetto alla country music, ma se ne fece ambasciatrice anche presso quella cerchia di musicisti e cantautori non direttamente coinvolti con la Nashville più commerciale, proponendo a sua volta la poetica di artisti come Jesse Winchester, Delbert McClinton, Townes Van Zandt, Otan Phillips ecc. divenendo il modello per una intera generazione di nuove cantanti/cantautrici e al contempo la guida spirituale del movimento neotradizionalista (new country) che imperversò tra gli anni 80 e 90.

Dei tanti album realizzati vogliamo ricordare ancora Luxury Liner (1977), Quarter Moon In A Ten Cent Town (1978), Blue Kentucky Girl (1979), Roses In The Snow (1980) il più tradizionale e uno dei più belli in assoluto, Evangeline (1981), Cimarron (1982), Last Date (1982) il suo primo dal vivo, White Shoes (1983), il concept The Ballad Of Sally Rose (1985), l’acclamatissimo Trio (1987) registrato con Linda Ronstadt e Dolly Parton.

Numerosi i singoli ai primi posti delle classifiche (Together Again 1°/76, Sweet Dreams 1°/76, Two More Bottles Of Wine 1°/78, Beneath Still Water 1°/80, Born To Run 3°/82, I’m Movin’ On 5°/83, To Know Him To Love Him 1°/87, Wildflowers 6°/88 ecc) e diverse anche le collaborazioni con altri artisti concretizzatesi nei duetti con Linda Ronstadt (The Sweetest Gift/76), Buck Owens (Play Together Again Again/79), Charlie Louvin (Love Don’t Care/79), Roy Orbison (That Lovin You Feelin Again/80), Don Williams (If I Needed You/81), John Denver (Wild Montana Skies/83), Earl Thomas Conley (We Believe In Happy Endings/88), ecc..

Nel 1980 durante la registrazione di The Legend Of Jesse James, un concept album che vedeva la partecipazione di Johnny Cash, Charlie Daniels, Levon Helm, Albert Lee e altri, Emmylou Harris conobbe il discografico d’origine inglese Paul Kennerly: nacque una relazione e cinque anni dopo Kennerly divenne il suo terzo marito (i precedenti erano stati Tom Slocum, l’autore di Gliding Bird, e Brian Ahern suo produttore fino al 1983).

Oltre a The Ballad Of Sally Rose, accolto bene dalla critica e non altrettanto dal pubblico, Kennerly produsse per la Harris Therteen (1986) un album a cui collaborarono fior di musicisti come Mark O’Connor, Vince Gill, Barry Tashian, Rodney Crowell, Carl Jackson, Mary Ann Kennedy, Pam Rose, Duane Eddy, John Anderson, Frank Reckard, ecc.(!). Ma anche in questa occasione nonostante l’elevata qualità l’album non riportò la Harris a quei livelli di grande successo raggiunti negli anni precedenti.

A parte la fortunatissima parentesi costituita da Trio, un progetto lungamente atteso e premiato da colossali vendite oltre che dal Grammy Award, le successive realizzazioni (l’acustico Angel Band 1987, Bluebird 1989, Duets 1990 materiale registrato in precedenza, Brand New Dance 1990) consolidarono la tendenza del pubblico ad una loro ‘tiepida’ accoglienza.

La ricerca di un rinnovato stile e successo si ebbe nel 1991 quando Emmylou Harris abbandonò la vecchia band elettrica e costituí il nuovo gruppo dei Nash Ramblers decisamente orientato verso sonorità bluegrass. Il quintetto guidato da Sam Bush (ex Newgrass Revival) al fiddle e mandolino, e composto da Al Perkins (ex Manassas, Burrito Bros.) al dobro, John Randall Stewart – chitarra, Bill Atamanuik – batteria, e Roy Huskey Jr. – contrabbasso, diede un’impronta ‘nuova’, fresca, determinante al sound di Emmylou che con questa formazione registrò un album dal vivo nel vecchio Ryman Auditorium di Nashville, antica e celebrata sede del Grand Ole Opry fino al 1974 e occasionalmente riaperto al pubblico per speciali performances.

Live At The Ryman (1992) ha costituito una svolta importante riportando una volta ancora al suono delle origini (quasi in controtendenza con il trend attuale) la musica della Harris inguaribile appassionata di autentica country music.

Cowgirl’s Prayer del 1993 e l’ultimo Songs Of The West (1994) confermano ulteriormente come il tentativo di riproporre in chiave aggiornata canzoni e atmosfere appartenenti al passato sia sempre uno dei suoi obiettivi principali.

Spesso impegnata in turnée europee conserva magnificamente intatto il fascino, la purezza della voce e quel misto di angelico e sensuale che ne caratterizza il canto.

Emmilou Harris: La Discografia

Gliding Byrd – Jubilee JGS-8031 (1969) – LP/
Pieces Of The Sky – Reprise MS-2213 (1975) – LP/ CD
Elite Hotel – Reprise MS-2236 (1975) – LP/ CD
Luxury Liner – Warner Bros. BS-2998 (1977) – LP/cd
Quarter Moon In A Ten Cent Town – Warner Bros. BSK-3141 (1978) – LP/ CD
Blue Kentucky Girl – Warner Bros. BSK-3318 (1979) – LP/ CD
Roses In The Snow – Warner Bros. BSK-3422 (1980) – LP/ CD
Light Of The Stable – Warner Bros. BSK-3484 (1980) – LP/ CD
Evengeline – Warner Bros. BSK-3508 (1981) – LP/
Cimarron – Warner Bros. BSK-3603 (1981) – LP/
Last Date – Warner Bros. 1-23740 (1982) – LP/
White Shoes – Warner Bros. 1-23961 (1983) – LP/ CD
The Ballad Of Sally Rose – Warner Bros. 1-25205 (1985) – LP/ CD
Thirteen – Warner Bros. 1-25352 (1986) – LP/ CD
Trio (con L. Ronstadt, D. Parton) – Warner Bros. 1-25491 (1987) – LP/ CD
Angel Band – Warner Bros. 1-25585 (1987) – LP/ CD
Bluebird – Reprise 1-25776 (1989) – LP/ CD
Duets – Reprise 2-25791 (1990) – /CD
Brand New Dance – Reprise 2-26309 (1990) – /CD
At The Ryman – Reprise 2-26664 (1992) – /CD
Cowgirl’s Prayer – Asylum 2-61541 (1993) – /CD
Songs Of The West – Warner Western 9362-45725 (1994) – /CD

legenda:
LP/ = il numero di catalogo è quello dell’LP, non so se ci sia anche il CD.
/CD = il numero di catalogo è quello del CD, non so se ci sia anche l’LP
LP/cd = il numero di catalogo è quello dell’LP, esiste anche l’omonimo CD.

Mario Manciotti, fonte Country Store n. 27, 1995

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