New Orleans

New Orleans e ‘Katrina’: cronaca di una tragedia
Durante gli ultimi giorni dell’agosto scorso si fa strada, fra le notizie di siccità ed incendi in Portogallo, inondazioni in mezza Europa, svariati disastri aerei ed altre piacevolezze, quella relativa all’uragano Katrina. Denominati con nomi propri ricavati da un elenco alfabetico predefinito, gli uragani sono per così dire `comuni’ in questo periodo nelle zone dell’America centrale e del Sud degli Stati Uniti. Questa ‘signorina Katrina’, nata nelle isole Bahamas il 23 agosto, aveva costeggiato Cuba e poi colpito la Florida, causando danni di rilievo ma considerati nella ‘norma’.
Successivamente, nel suo spostamento verso il Golfo del Messico aveva acquistato sempre più potenza, con venti da quasi 300 chilometri all’ora, ed era salita al ‘livello 5’, quello dagli effetti ‘catastrofici’, il massimo previsto dalla apposita ‘scala Saffir-Simpson’.

Domenica 28 agosto
Katrina punta su New Orleans dove viene proclamato lo stato d’emergenza. Le autorità ordinano l’evacuazione obbligatoria degli abitanti, all’incirca 485 mila nella città vera e propria, ma circa 1 milione e 300 mila considerando l’intera area metropolitana.

Lunedì 29 agosto
Sebbene con una potenza che si va man mano riducendo a ‘livello 3’ (e poi a livello 1) Katrina colpisce la città e poi prosegue deviando verso est, lasciando dietro di sé danni ed allagamenti. Incuneata fra il lago salmastro Pontchartrain a nord ed il fiume Mississippi a sud, New Orleans, per la maggior parte sotto il livello del mare, è da sempre soggetta a pericoli di inondazioni dai quali si difende con terrapieni e canali di drenaggio attivati da pompe idrovore.

Martedì 30 agosto
Mentre anche Lakeshore e Biloxi, nel vicino stato del Mississippi, ed altre località della zona vengono devastate dall’uragano, a New Orleans in alcuni punti cedono gli argini che proteggono la città dal lago e le acque sommergono l’80% del centro cittadino, con livelli che in alcune zone raggiungono i sei metri. Vengono allagati anche i due aeroporti della città e le località limitrofe di Metairie e Kenner. In ragionevole sicurezza restano invece lo stadio ‘Superdome’, sebbene con una parte scoperchiata e nel quale vi si sono rifugiati circa 25 mila sfollati, e lo storico ‘Quartiere Francese’, la parte più turistica e conosciuta della città, situato su un terreno leggermente sopraelevato. Tutti i servizi e forniture di pubblica utilità si interrompono.

Mercoledì 31 agosto
Mentre iniziano i soccorsi e si tenta lo sgombero totale delle migliaia di persone ancora presenti in città, si scatenano bande di malavitosi e sciacalli che imperversano ovunque sia possibile rubare e depredare.

Giovedì 1° settembre
Il livello dell’acqua inizia lentamente a diminuire, al ritmo di circa un centimetro all’ora, i morti sembra si contino a centinaia e gli ‘scomparsi’ sono migliaia. Fra di essi figura Antoine Domino, meglio conosciuto come Fats Domino, il corpulento cantante pianista che ancora oggi è il più grande simbolo musicale vivente della città. Invitato ad abbandonare la città, Domino aveva rifiutato per restare con la moglie Rosemary nella propria villa. Al momento risulta `missing’ anche la ‘Queen of Soul’ Irma Thomas, ma si saprà poi che la cantante era fuori città già da tempo prima dell’arrivo dell’uragano.
Un altro ‘mancante’, il rinomato cantante, pianista e produttore Allen Toussaint, viene rintracciato fra gli sfollati del `Superdome).

Venerdi 2 settembre
Si scatenano le polemiche a tutti i livelli per i ritardi e le inefficienze nei soccorsi e per la delinquenza che continua a spadroneggiare. Il senatore della Louisiana David Vitter ipotizza un bilancio di 10 mila morti (poi si penserà possano essere 25 mila, ma quelli accertati alla data del 10 settembre saranno 381), mentre una stima dei danni si aggira sui 100 miliardi di dollari (che poi diventeranno 200).
Per il ritorno ad un ‘minimo’ di normalità, col prosciugamento delle acque ed il ripristino dei servizi essenziali, acqua potabile, elettricità, gas e fognature, sia a New Orleans che nelle altre aree colpite di Louisiana, Mississippi e Alabama si parla di svariati mesi, probabilmente non meno di sei. Per la effettiva ‘ricostruzione’ di New Orleans, si prevedono all’incirca 5 anni.
La città della musica, la culla del jazz, è ferita, forse non a morte ma certo profondamente.
L’industria turistica della città, del valore di 5 miliardi di dollari l’anno, è chiusa a tempo indeterminato. E buona parte del turismo si basava sulla musica nata e/o sviluppatasi in questa città, piena di reperti e documentazioni storiche connessi ad essa, dei quali è ancora troppo presto sapere cosa ne sia successo.
Nel disastro generale una nota lieta è quella del ritrovamento di Fats Domino, ospitato dal giocatore di football JaMarcus Russell nella sua casa di Baton Rouge.

FATS DOMINO… uno dei miei eroi del rock ad roll. Nel 1958/1959 quelli che per me contavano erano Elvis, Jerry Lee Lewis, Little Richard, Gene Vincent, Eddie Cochran, Buddy Holly e Fats Domino. Il `Ciccione’ si discostava parecchio dai rampanti ed aitanti giovani eroi che rappresentavano l’innovativo genere musicale. Visivamente era `già’ un trentenne dal fisico massiccio e tarchiato e musicalmente il suo sound pianistico, che si rifaceva nettamente al boogie woogie di quarant’anni prima, presentava caratteristiche tipiche di quello che poi verrà definito come ‘Sound di New Orleans’.
Nel luglio 1962 ero fuori Milano e mi persi l’occasione di vedere l’esibizione di Gene Vincent
all’Idroscalo, ma quando a novembre annunciarono un concerto di Fats Domino al Teatro Lirico mi precipitai a procurarmi il biglietto ed il grande Fats fu così il primo artista, rock e non, che riuscii a vedere dal vivo, un eccellente concerto che venne registrato dalla RAI e poi trasmesso nel marzo dell’anno successivo. Allora non mi occupavo ancora di fotografia e fu proprio il fatto di non poter avere alcuna documentazione visiva dello show che mi spinse ad approfondirne la tecnica e ad attrezzarmi per poter fotografare gli artisti che poi avrei visto in concerto.
Nel 1959 i primi dischi di Domino in mio possesso erano due 45 giri, con una classica ed incredibile Blue Monday ed una trascinante Whale Lotta Loving, ed un EP contenente gli eccezionali The Fat Man e Domino Stomp. Come scoprii in seguito, lo strumentale Domino Stomp appariva per la prima volta proprio su quell’EP, mentre l’autobiografico The Fat Man (“Mi chiamano il ciccione perché peso 200 libbre…”) era il primo disco inciso da Domino esattamente il 10 dicembre 1949 allo J&M Recording Service. Questo era allora l’unico studio di registrazione di New Orleans, situato nel retrobottega del negozio di apparecchi elettrici di un certo Cosimo Matassa, d’origini italiane. Essendo l’unico, era qui che confluivano tutti i cantanti ed i musicisti dell’area che volessero incidere qualcosa, i quali trovavano bell’e pronto un gruppo fisso di sessionmen che facevano parte dell’orchestra di Dave Bartholomew, già noto trombettista e produttore, scopritore di Domino e poi suo stretto collaboratore. Alcuni dei loro nomi erano quelli di Lee Allen, Herb Hardesty, Frank Fields, Earl Palmer, Allen Toussaint e Huey Piano Smith. E qui vennero registrati i grandi successi di Domino, Smiley Lewis, Roy Brown e molti altri, incluso l’immortale Tutti Frutti di Little Richard.
Dal 1956 lo studio di Matassa si sposta in Gov.Nicholls Street dove poi vi incideranno anche nuove leve di artisti quali Jimmy Clanton, Lee Dorsey, Earl King e Dr.John.
Molte delle persone sopra citate erano già decedute negli anni passati ma mi chiedo: personaggi come Dave Bartholomew, Herb Hardesty e Cosimo Matassa, fino a ieri vivi e vegeti a New Orleans, oggi che fine hanno fatto? A parte Fats Domino, le cronache giornalistiche non se ne sono occupate, ma da Internet si saprà poi che l’estesa comunità musicale della città non lamenterebbe perdite.

Sabato 3 settembre
Mentre le opere contenute nel Museo d’arte erano state preventivamente evacuate, sembra che i documenti originali relativi alla memoria storica della città, a partire del 1827, conservati nel tribunale e negli uffici del catasto siano andati persi.

Lunedì 5 settembre
In alcuni quartieri è tornata la luce elettrica e la Guardia Nazionale ha preso pieno possesso di tutta la città.

Martedì 6 settembre
Riparate le falle negli argini con terra, ghiaia, cemento e sacchi di sabbia, sono entrate in funzione le pompe idrovore che rigettano l’acqua nel lago ed il livello è calato di 30 centimetri. Al Superdome non si trovano tracce dei terribili eventi di morti ammazzati e di stupri di cui gli sfollati raccontavano.

Venerdì 9 settembre
Continuano le operazioni di prosciugamento ed il livello dell’acqua cala di circa 10-15 centimetri al giorno.

Sabato 10 settembre
Nuove previsioni dicono che la città potrà essere interamente prosciugata per la metà di ottobre.

Domenica 18 settembre
Malgrado le nere previsioni di catastrofiche `Cassandre’, a questa data il ripristino parziale dei servizi pubblici ha permesso il ritorno a casa di 250 mila persone.

Mercoledì 21 settembre
Al largo delle Bahamas nasce Rita, 17° uragano della stagione. Fra Katrina e Rita sono intercorsi ben altri otto uragani, tra i quali Ofelia, che il 13 settembre si è abbattuto sulle coste della Carolina del Nord.

Venerdì 23 settembre
Ad oggi il totale dei morti causati da Katrina è giunto a 1075, 841 in Louisiana, 218 in Mississippi, 14 in Florida e 2 in Alabama.
Sceso da livello 5 a livello 3, l’uragano Rita ha sfiorato New Orleans causando nuovi danni agli argini appena riparati, causando un allagamento del Rione 9.

Sabato 24 settembre
Con un ulteriore calo a livello 1 Rita si è abbattuta su un territorio poco abitato fra Texas e Louisiana, causando molti danni ma sembra senza vittime.

IL NUOVO MONDO
Dopo la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo nel 1492, l’esplorazione e colonizzazione del Nuovo Mondo vengono effettuate principalmente da Spagna, Inghilterra, Francia e, in misura minore, anche da Olanda, Svezia e Danimarca. La Spagna, partendo dal Centro-America, risale verso nord occupando Messico e Florida mentre l’Inghilterra si insedia lungo tutta la costa est degli attuali Stati Uniti risalendo a nord fino al Canada. Nella prima metà del `500, con esploratori quali Giovanni da Verrazano e Jacques Cartier, la Francia si insedia più a nord, partendo da Terranova. Nel 1608 il francese Samuel de Champlain scende lungo il fiume San Lorenzo e fonda il ‘trading post’ di Quebec, poi capitale di Nouvelle France.
Sempre andando verso sud i francesi mettono le basi per la città di Montreal, superano la zona dei Grandi Laghi e si inoltrano lungo la valle del fiume Mississippi, e nel 1673 gli esploratori Padre Jacques Marquette e Louis Joliet arrivano fino all’attuale confine fra Arkansas e Louisiana.

LA LOUISIANA
Nel 1682 Robert Cavelier de la Salle riprende l’esplorazione della valle del Mississippi giungendo fino al suo delta, sul Golfo del Messico. Qui La Salle prende ufficialmente possesso del territorio in nome della Francia e lo battezza Louisiana in onore del re Luigi XIV.
Nel 1699 Pietre Le Moyne d’Iberville inizia l’esplorazione del Delta e fonda il forte di Biloxi, primo insediamento stabile europeo nell’area, che rimane sotto il comando del fratello Sanvolle.
Jean Baptiste le Moyne de Bienville, terzo fratello Le Moyne, nel 1716 fonda Natchez, poi importante porto fluviale sul Mississippi, e nel 1718, quando è alla ricerca di un luogo migliore di Biloxi come porto, giunge sui resti di un villaggio indiano abbandonato e su di essi realizza un insediamento che denomina La Nouvelle Orleans, in onore del Duca d’Orleans, reggente di Francia.
Viene tracciato un grande quadrato, con tre lati diritti ed un quarto lato che segue l’andamento del fiume, dove sorgono gli edifici che vanno a costituire quello poi conosciuto come Vieux Carré’, il Vecchio Quadrato, o Quartiere Francese, e nel 1725 il veloce sviluppo dell’insediamento porta il luogo a contare già seicento famiglie.

Nel 1755, nel corso di quella conosciuta come Guerra dei Sette Anni fra Inghilterra e Francia ed i loro alleati, i coloni francesi insediatisi in Acadia (Nuova Scozia, poi Canada) sono costretti dagli inglesi ad abbandonare quella regione e si stabiliscono nelle zone paludose della Louisiana, il `bajou’, dove daranno vita alla comunità `cajuns’, un termine derivato dalla storpiatura di ‘Acadians’. Da loro nascerà il genere musicale cajun, eseguito da artisti bianchi e caratterizzato dalla presenza della fisarmonica e da un duro dialetto francese. Quando questo genere assimilerà caratteristiche blues e sarà eseguito da artisti neri assumerà la denominazione `zydeco’.
Nel 1763, al termine della guerra, gli inglesi acquisiscono dalla Francia il Canada e tutto il territorio francese ad est del fiume Mississippi, mentre Nouvelle Orleans ed il territorio francese ad ovest del grande fiume vanno alla Spagna.

Nel corso della presenza spagnola a New Orleans prende corpo la raffinata cultura creola, creata dai discendenti di padri spagnoli e francesi e madri nere. (Nella codifica ufficiale degli ‘schiavi’, o ‘ex-schiavi’, un mulatto era figlio di padre bianco e madre nera, mentre il creolo era figlio di un bianco e di una mulatta).
Dopo gli incendi del 1788 e del 1795 che la distruggono in buona parte, la città viene ricostruita con una caratteristica miscela di architetture spagnola e francese, tanto che il cosiddetto `Quartiere Francese’ in realtà è più spagnolo che francese.

Nel 1800 col trattato segreto di San Ildefonso la Francia ritorna in possesso della parte di Louisiana a suo tempo assegnata alla Spagna ma nel 1803 Napoleone Bonaparte, sotto la spinta di considerazioni economiche decide di ‘vendere’ il territorio, che comprende anche New Orleans, già ‘forte’ di 10 mila abitanti, agli Stati Uniti per 15 milioni di dollari. La giovane nazione, nata ufficialmente solo vent’anni prima, col ‘Louisiana Purchase’ acquisisce un nuovo immenso territorio che col tempo andrà a costituire ben dodici nuovi Stati.
Nel 1812 La Louisiana diventa ufficialmente Stato dell’Unione e New Orleans, in origine conosciuta anche come `Crescent City’ per la sua forma a mezzaluna nella grande ansa del fiume Mississippi (oggi è detta ‘The Big Easy’), ne rimane la capitale fino al 1852 e poi ancora dal 1865 al 1880.

LO SVILUPPO DI NEW ORLEANS
Nel gennaio 1815, al termine di una nuova guerra fra Stati Uniti ed Inghilterra, le preponderanti truppe inglesi vengono sconfitte a Chalmette, nei pressi di New Orleans, dal Generale Andrew Jackson, poi 7° presidente degli Stati Uniti.
Questa vittoria verrà celebrata nel brano folk The Battle Of New Orleans, poi riportato alla luce in versione aggiornata da Jimmy Driftwood nel suo album RCA del 1958 Newly Discovered Early American Folk Songs. L’anno dopo il brano diventerà un n.1 country per Johnny Horton e un n.2 inglese per Lonnie Donegan.
Riguardo all’evoluzione della città, circa tre anni prima della battaglia, nel 1812, era arrivato in città da Pittsburgh il primo battello a vapore, appropriatamente battezzato New Orleans, e questo evento fu l’avvio del periodo di grande sviluppo della città.
Da un lato punto d’arrivo della navigazione fluviale proveniente dai Grandi Laghi al confine col Canada e dalle Grandi Pianure interne e dall’altro approdo delle rotte marittime caraibiche ed atlantiche, e poi stazione terminale della linea ferroviaria ‘Illinois Central’ che la collegherà a nord con Memphis e Chicago, New Orleans gode di grande prosperità per decenni, all’incirca fino alla Guerra di Secessione (1860/1865).

La città diventa un `melting pot’, un crogiuolo nel quale confluiscono razze e culture di tutti i tipi, francesi, spagnoli, creoli, pellirosse delle pianure e nativi del Centro-America, inglesi, coloni canadesi, irlandesi e, soprattutto, schiavi neri provenienti dall’Africa occidentale che costituiscono l’indispensabile manodopera per lo sviluppo delle piantagioni di cotone e tabacco. Un così forte flusso di interessi economici crea anche un grande movimento di persone di tutte le risme che, a sua volta, produce anche aumento di criminalità e di attività illecite.
Le prostitute, che erano presenti in città già quasi dalla sua fondazione, in quanto le prime donne che la popolarono vennero deportare dalle carceri e dai bordelli di Parigi, negli anni aumentano in modo proporzionale all’aumento della popolazione, tanto che nel 1898 le autorità cittadine decidono di regolamentare questa professione riunendo tutti i bordelli della città in un unico quartiere ‘a luci rosse’, situato a nord del Quartiere Francese, che poi verrà comunemente chiamato ‘Storyville’ dal nome del consigliere comunale Sidney Story che promuove il provvedimento, e nel quale proliferano anche locali di divertimento di tutti i tipi.

LA MUSICA A NEW ORLEANS
Gli schiavi africani trapiantati nel Sud degli Stati Uniti cercano di conservare le proprie culture originarie e le proprie tradizioni, fra le quali preponderante è la musica che, a differenza di quella europea, è basata sul ritmo e non sull’armonia. Quelli di New Orleans, che godono di una certa libertà non riscontrabile altrove, si riuniscono regolarmente il sabato sera e la domenica pomeriggio in una area marginale del Quartiere Francese, oggi incorporata nel Louis Armstrong Park, allora correntemente definita Congo Square, dove possono suonare la loro musica e ballare le loro danze.
Naturalmente gli immigrati europei fanno altrettanto con le proprie culture musicali e durante la prima metà dell’800 sono attivi svariati teatri che, assieme a numerosi piccoli locali, rendono famosa New Orleans anche come città della musica e del divertimento. Del dicembre 1859 è l’inaugurazione dell’Opera House, un grande teatro dedicato alla lirica, la cui creazione comporterà anche la nascita di una orchestra sinfonica e la messa in luce di una musica `colta’ locale grazie ad alcuni autori, fra i quali primeggia il creolo-inglese Louis Moreau Gottschalk (1829-1869), il quale studia musica ‘seria’ in Europa ma in alcune sue composizioni già introduce elementi precursori dei `ragtime’.

Con gli anni le musiche e le danze, ma anche gli strumenti, dei due ceppi iniziano ad influenzarsi vicendevolmente. In particolare, la scoperta delle imponenti bande militari e l’adozione di strumenti a fiato porta i neri `di città’ ed i creoli a sviluppare un proprio suono `orchestrale’, e ad una proliferazione di quelle ‘brass band’, le orchestre prevalentemente costituite dagli strumenti di ‘ottone’, che faranno poi da apripista alla nascita del jazz.
Primo esempio di fusione fra musiche bianca e nera è quello dei `Minstrel Show’, un genere che si diffonde dal Nord del paese nei primi dell’800, con rappresentazioni di danze e musiche esclusivamente bianche. Poi questi spettacoli iniziano ad utilizzare caratteristiche della musica nera, incluso il banjo, strumento di origine africana. Gli attori sono quasi esclusivamente bianchi che, in certi casi si dipingono il viso per imitare i neri.

Dalla fine della Guerra Civile (1865) il minstrel show inizia ad utilizzare sempre di più artisti neri e riscuote successo anche con numerose nuove danze popolari, tra le quali primeggia il ‘cakewalk’, tipica danza nera dal ritmo sincopato.
Il `ragtime’ è una musica sincopata che, sebbene già in qualche modo presente in embrione negli anni precedenti, si diffonde dall’area di St.Louis a partire dal 1897 e gode di grande popolarità, finanche in Europa, grazie a diversi compositori bianchi e neri, ma soprattutto al nero Scott Joplin (1868-1917), il migliore e più rappresentativo autore di questo genere.

IL JAZZ NERO DI NEW ORLEANS
Nei primi anni del ‘900, mentre impazza il ragtime, nei locali di Storyville dove si fa musica confluiscono musicisti neri di tutti i generi, spesso provenienti dalle ‘brass bands’, le cui influenze risalgono alle caratteristiche musicali raffìnate della cultura creola, a forti elementi ‘africani’, al ragtime ed al blues rurale dell’area del Delta. Le orchestrine che si formano, anche estemporaneamente, utilizzano strumenti come la tromba, detta anche cornetta, il clarinetto e il trombone, ma anche la tuba ed il banjo. Con l’aggiunta di piano, batteria, e a volte anche strumenti ad arco, si va formando un nuovo genere musicale che ancora non ha nome.
Il primo ‘grande’ personaggio di questa nuova musica ‘hot’ che usa l’improvvisazione è il cornettista Charles `Buddy’ Bolden (1868-1931), la cui formazione viene generalmente considerata la prima vera e propria ‘jazz-band’. Attivo fra il 1894 ed il 1907, anno in cui perde la ragione e viene ricoverato in un istituto, dove vi morirà 24 anni dopo, non esistono sue registrazioni ma testimonianze dirette di altri colleghi lo dipingono come musicista di eccezionale potenza e bravura e la leggenda narra che la sua cornetta si sentisse a miglia di distanza. Nel 1897 la sua band, composta da cornetta, due clarini, trombone, chitarra, contrabbasso e batteria, pone le basi della formazione jazz standard.

Altri grandi figure della ‘prima ora’ della scena di New Orleans sono i cornettisti Freddie Keppard (1883-1932), Bunk Johnson (1879-1949) e Joe `King’ Oliver (1885-1938) ed il trombonista creolo Edward `Kid’ Ory (1886-1973). Un altro creolo, Jelly Roll Morton (Ferdinand Joseph La Menthe, 1885-1941), si autonominerà ‘inventore del jazz’, ed il suo stile pianistico sarà un punto di partenza per le successive generazioni di pianisti jazz. Altri grandi nomi di poco posteriori ai citati `pionieri’ sono Johnny Dodds (1892-1941), considerato il più grande clarinettista jazz, Sidney Bechet (1897-1959), che suona clarinetto e sax con Oliver e Keppard, e poi il grande Louis Armstrong (1900-1971) che suona la cornetta con Kid Ory ed Oliver, del quale è pupillo.

IL JAZZ BIANCO DI NEW ORLEANS
Mentre i musicisti neri in generale non sanno leggere la musica e suonano ad orecchio, con sentimento e passione, i più acculturati musicisti creoli e bianchi suonano leggendo gli spartiti, producendo così una musica più ‘fredda’, meno spontanea ma più ‘pulita’ e precisa dal punto di vista tecnico che più si avvicina ai gusti del pubblico bianco e che poi verrà identificata col termine ‘dixieland’.

L’origine del termine non é sicura ma è possibile che derivi dal nome dell’agronomo Jeremiah Dixon il quale, col collega Charles Mason, negli anni ’60 del Settecento, traccia la cosiddetta `Mason-Dixon Line’ per segnare il confine tra la Pennsylvania e il Maryland, allora non ancora Stati ma ‘proprietà private’. Successivamente questa denominazione passerà ad indicare una linea che scendendo in diagonale verso ovest, grosso modo sui confini di West Virginia, Kentucky, Arkansas ed Oklahoma, alla metà dell’Ottocento stabilirà una netta separazione fra gli Stati `abolizionisti’ del Nord e quelli `schiavisti’ del Sud.
Un’altra versione vuole che derivi dal ‘DIX’ stampato sulla banconota da dieci dollari emessa dalla Citizens Bank di New Orleans verso la metà dell’Ottocento. Con le banconote denominate `dixies’, il territorio dove esse circolano diventa `the land of dixies’. La definizione diventa poi sinonimo di ‘Sud’, così come ‘dixie-land’ è la ‘terra del Sud’.
Comunque va notato che dal 1843 un certo Daniel Decatur Emmett (1815-1904) diventa molto popolare con la sua compagnia `Virginia Minstrels’, nella quale si esibisce e per la quale scrive canzoni, e nel 1859 grande successo ottiene la sua composizione Dixie’s Land, forse ispirata ad un canto degli schiavi neri. Dallo scoppio della Guerra Civile, nel 1860, sia al Nord che al Sud fioriscono svariate canzoni di tipo patriottico e Dixie, sebbene scritta da un nordista, con un cambiamento di testo diventa forse il più famoso inno, ma anche vero e proprio simbolo, della Confederazione del Sud.

Fra le svariate ‘brass band’ bianche attive fra la fine dell’Ottocento ed i primi del Novecento spicca sulle altre la Reliance Brass Band di George Vitel Laine (1873-1966), conosciuto come ‘Papa Jack’. Qui, e nelle formazioni più piccole che ruotano attorno a Laine, come la ‘Ragtime Band’, si formano molti dei musicisti poi popolari nell’ambito `dixieland’, quali Alcide Yellow Nunez, George e Abbie Brunies, Leon Rappolo, Tony Sbarbaro e Nick La Rocca.
Nel 1913 Nunez, George Brunies, Anton Lada e Nick La Rocca danno corpo alla `Yellow Nunez Band’ che l’anno dopo, come altre formazioni bianche e nere, lascia la città in cerca di fortuna al Nord. Difatti è dal 1914 che ha inizio quel flusso emigratorio che porta i musicisti di New Orleans verso le più ricche scene musicali di città come Chicago e New York.
A Chicago la Nunez Band si sfalda ed una parte di essa diventa la Original Dixie-Land Band nella formazione Nick La Rocca (1890-1960), Eddie Edwards, Larry Shields, Henry Ragas e Tony Sbarbaro. Nel dicembre 1916 o gennaio 1917 il gruppo è a New York dove poi effettua le sue prime incisioni. La band, che ora si chiama Original Dixieland Jass Band (`ODJB’), non è la prima ad usare i termini dixieland e jass ma però le sue sono ufficialmente le prime registrazioni di musica jazz.

La ODJB incide per la Columbia il 24 o forse il 30 gennaio 1917 due titoli, Darktown Strutter’s Ball e Indiana, che però sembra non vengano pubblicati subito. Un mese dopo è per la Victor che la band registra Livery Stable Blues e Dixie Jass Band One-Step e probabilmente è la loro apparizione sul mercato a spingere la Columbia a commercializzare le proprie incisioni.
In un certo qual modo l’anno 1917 sembra essere un punto di arrivo e di `ripartenza’ nell’evoluzione musicale americana. Il 1° aprile muore Scott Joplin, già ricoverato in casa di cura da un paio d’anni, e con lui sembrano scomparire le ultime vestigia del ragtime. A novembre a New Orleans il quartiere di Storyville viene chiuso dalle autorità militari in quanto troppo vicino ad una base navale e questo è il colpo finale che incrementa l’emigrazione verso Nord dei musicisti locali. Infine, con la ODJB ha inizio quella diffusione discografica che renderà sempre più popolare il jazz.

A proposito della parola jazz (inizialmente jass) vi sono svariate leggende sulla sua origine, ma sembra certo che a New Orleans il termine non fu mai usato per definire un tipo di musica.
Sembra invece che `jass-house’ venisse usato per indicare quei locali equivoci dove le donne che vi lavoravano ‘portavano via’ i soldi ai clienti. L’origine risaliva al mito di Giasone (Jason) che riuscì ad impossessarsi del ‘Vello d’oro’, cosicché jason stava per colui che sottraeva del denaro a qualcuno ed il posto dove costui viveva era una jason-house, o jass-house.
Un’altra origine potrebbe essere la parola franco-creola ‘jaser’, che significa ‘fare molto chiasso, molto rumore’, ed a questo significato si collega anche la storia di un musicista nero che suonava il tamburo in un’orchestra. Il suo nome era Charles, la cui variante contratta `Chas’, che suona un po’ come jass, veniva usata per indicare un modo molto rumoroso di suonare.
A Chicago invece il termine era correntemente usato dalla gente comune come verbo dai significati sessuali.

IL RHYTHM AND BLUES DI NEW ORLEANS
A partire dal 1919 i figli migliori di New Orleans sono impegnati altrove, St.Louis, Chicago, New York, ma anche California, a porre le basi di nuove correnti jazzistiche ed alcuni, come la ODJB e Sidney Bechet, iniziano ad esibirsi anche in Europa.
Negli anni ’20 e ’30 però a New Orleans la musica sonnecchia, a parte quella che si fa in particolari occasioni quali il famoso ‘Mardi Gras’, il lungo Carnevale della città che inizia già da dopo Natale. All’epoca dell’esodo verso Nord molti musicisti della prima ora erano restati nella propria terra, ma per lo più avevano abbandonato la professione ed erano scomparsi nell’ombra. Nel 1939, in piena ‘Era dello Swing’, ha inizio una curiosa riscoperta delle radici del jazz di New Orleans che riporta alla luce svariati pionieri ancora vivi, come Bunk Johnson ed altri. Questo rinnovato interesse avrà come risultato un grande revival internazionale del jazz originario, con un fiorire di complessi e orchestre dixieland in tutti i continenti.
Nella seconda metà dei ’40, con la fine della Seconda Guerra Mondiale ha anche termine il grande periodo delle ‘Big Bands’ di swing e delle grandi sale da ballo, e prende piede, anche per ragioni economiche e di ‘spazio’, la consuetudine dei piccoli complessi ‘combo’, più facili da gestire e da ospitare in piccoli club.

Fra i molti generi e stili che costituiscono la musica popolare nera, blues, gospel, boogie woogie, jump blues, quest’ultimo identifica del blues molto ritmico ed esuberante, da ballare, già presente nei primi ’40 nella musica di Louis Jordan And His Tympany Five, e poi in quella di artisti quali T-Bone Walker, Roy Milton e Amos Milburn. Ad essi si affianca la tradizione dei `blues shouter’, portata avanti da Big Joe Turner, Roy Brown e Wynonie Harris. Questa miscela ‘esplosiva’ di musica ritmica e canto ‘urlato’ eseguita da piccoli complessi non ha un nome fino al 1949, quando la rivista Billboard inizia ad etichettarla come Rhythm’n’blues’, termine coniato dal giornalista della rivista Jerry Wexler, poi compositore e produttore.
A New Orleans il ‘R’n’B’ locale assume connotazioni diverse rispetto a quello sviluppatosi nelle città del Nord, e ciò anche grazie ad alcuni grandissimi virtuosi del pianoforte e ad influenze musicali caraibiche, da sempre presenti nella città.

Progenitore del `New Orleans Sound’ è Henry Roeland `Roy’ Byrd (1918-1980), `musicista di strada’ fin dagli anni ’30 e poi noto come ‘Professor Longhair’, per l’abitudine di portare i capelli lunghi. Il suo stile pianistico, nel quale confluiscono anche rumba, mambo e calypso, lo rende popolare nel 1949, anno in cui effettua le prime registrazioni per la Star Talent di Dallas e per l’Atlantic di New York. La sua composizione Mardi Gras In New Orleans diventerà un classico, così come anche Bald Head, unica sua presenza nella classifica R’n’B (n.5, 1950) e Tipitina (1953). Dopo alti e bassi nell’attività e sparute registrazioni su piccole etichette locali l’artista scompare dalle scene nei primi ’60. Nel 1971 viene riscoperto dalla critica specializzata e da Dr.John (vero nome Malcom Rebennack), cantante, autore, musicista ed arrangiatore bianco di grande talento che dalla metà dei ’60 porta avanti la tradizione musicale della natia New Orleans. Tornato alle scene, Professor Longhair è attivo per tutti i ’70 con acclamate esibizioni, anche in Europa, e svariate registrazioni che, prima della scomparsa, avvenuta nel gennaio 1980, gli procurano quelle soddisfazioni professionali ed economiche a suo tempo negategli.

Del dicembre 1949 sono le prime incisioni del pianista-cantante Antoine ‘Fats’ Domino, altra grande figura musicale della città che, da musicista locale, comunque con buoni successi nella classifica R’n’B, dalla metà dei ’50 diventa uno dei grandi ed acclamati ‘pionieri’ del Rock’n’Roll. Attorno a lui ruotano altre importanti figure, come il trombettista, autore e direttore d’orchestra Dave Bartholomew ed i suoi musicisti Herb Hardesty, Lee Allen, Alvin ‘Red’ Tyler, Frank Fields, Earl Palmer, Edgar Blanchart, ed altri, con i quali Domino effettua regolarmente le registrazioni allo studio J&M, situato nel retro bottega del negozio di elettrodomestici di Cosimo Matassa. Il fatto che all’epoca questo sia l’unico studio di registrazione presente in città e che i sessionmen siano sempre gli orchestrali di Bartholomew fa sì che tutti i cantanti che vi registrano, spesso anche provenienti da altre città, abbiano lo stesso supporto musicale che costituisce l’ossatura del cosiddetto ‘New Orleans Sound’. Un suono che si ritrova nei rock’n’roll di Little Richard , Lloyd Price e Larry Wiliams. E poi nelle interpretazioni di Archibald, Smiley Lewis, Shirley & Lee, Huey ‘Piano’ Smith, Earl King, Jimmy Clanton, Frankie Ford, Lee Dorsey ed altri.

Figura chiave dell’evoluzione musicale di New Orleans negli anni ’60 è quella del compositore, cantante, pianista e produttore Allen Toussaint (1938). Verso il 1952-53 costituisce il gruppo dei Flamingoes (da non confondersi coi Flamingos) del quale fa parte anche il cantante-chitarrista cieco Snooks Eaglin, poi rinomata ed anomala figura di `street singer’. Durante la seconda metà dei ’50 Toussaint svolge una intensa attività di strumentista e sessionman per gli artisti che ruotano attorno Dave Bartholomew, lavorando anche con Fats Domino. Dopo alcune incisioni per le etichette Ace e RCA a nome Al Tousan, all’inizio dei ’60 inizia a lavorare soprattutto come produttore con nomi quali Irma Thomas, Ernie K-Doe, Aaron Neville, Jessie Hill e Chris Kenner. Sono una nuova generazione di artisti che apre la strada alla soul music, Irma Thomas ne diventerà la ‘regina’, ed al funk di New Orleans dei Meters, di Dr.John e dei Neville Brothers.
Nel 1973, in associazione con Marshall Sehorn, Toussaint rende attivo il Sea-Saint Recording Studio, un nuovo rilevante punto di riferimento della città nel quale andranno a registrare anche importanti nomi del mondo del rock. Durante gli anni ’70 l’artista pubblica diversi propri album, i cui risultati però non sono all’altezza del suo precedente ed eccellente lavoro di produzione.

FILMOGRAFIA INDICATIVA
N.B. — Nei film citati di seguito la città di New Orleans a volte è presente in modo più o meno consistente e a volte é un vero e proprio ‘palcoscenico’ per la storia trattata. Dove sono conosciuti, vengono citati i cantanti e/o i musicisti presenti. Il film La Città Del Jazz propone una storia abbastanza veritiera della nascita del jazz.

1929 – (New Orleans)
1938 – LA FIGLIA DEL VENTO (Jezebel)
1940 – LUNA NUOVA (New moon) (Jeanette MacDonald-Nelson Eddy)
1941 – L’AMMALIATRICE (The flame of New Orleans)
1942 – (Night in New Orleans/The morning after)
1943 – (Mardi Gras)
1944 – VACANZE A NATALE (Christmas holiday) (Deanna Durbin, Gene Kelly)
1947 – LA CITTA’ DEL JAZZ (New Orleans) (Billie Holiday, Louis Armstrong, Kid Ory, Woody Herman, Meade Lux Lewis)
1950 – IL PESCATORE DELLA LOUISIANA (The roast of New Orleans) (Mario Lanza)
1951 – UN TRAM CHE SI CHIAMA DESIDERIO (A streetcar named desire)
1952 – LA STRADA DELL’ETERNITA’ (Glory alley) (Louis Armstrong, Jack Teagarden)
1952 – L’AVVENTURIERO DELLA LOUISIANA (Mississippi gambler)
1955 – RIVOLTA AL MOLO N.6 (New Orleans Uncensored)
1957 – LA VIA DEL MALE (King Creole) (Elvis Presley, Kitty White)
1958 – MARTEDI GRASSO (Mardi Gras) (Pat Boone, Tommy Sands)
1958 – (New Orleans after dark)
1965 – CINCINNATI KID (The Cincinnati kid) (Cab Calloway)
1966 – QUESTA RAGAZZA E’ DI TUTTI (This property is condemned)
1966 – FRANKIE E JOHNNY (Frankie and Johnny) (Elvis Presley)
1969 – EASY RIDER-LIBERTA’ E PAURA (Easy rider)
1973 – AGENTE 007 VIVI E LASCIA MORIRE (Live and let die)
1978 – PRETTY BABY (Pretty baby)
1982 – IL BACIO DELLA PANTERA (Cat people)
1987 – THE BIG EASY – BRIVIDO SEDUCENTE (The big easy) (Solomon Burke)
1987 – ANGEL EARTH (Angel heart) (Brownie McGhee)
1989 – JOHNNY IL BELLO (Johnny Handsome)
1991 – JKF – Un caso ancora aperto (JFK)
1993 – SENZA TREGUA (Hard target)
1993 – IL RAPPORTO PELICAN (The Pelican brief)
1996 – L’AGGUATO (Ghosts of Mississippi)
1996 – OMICIDIO A NEW ORLEANS (Heaven’s prisoners)
2003 – (Piano blues and beyond)

ELVIS E NEW ORLEANS
Elvis ha avuto occasione di esibirsi diverse volte a New Orleans. La prima volta, sebbene non confermata, sarebbe stata nell’ottobre 1954. Nel febbraio 1955 sembrerebbe abbia dato due show in un club e in una scuola, più alcuni altri non confermati.
Il 1° maggio 1955 effettua uno show pomeridiano ed uno serale all’Auditorium Municipale.
Il 1° settembre 1955 effettua una esibizione serale al ‘Second Annual Hillbilly Jamboree’, tenuto in una zona di divertimenti situata sulla spiaggia del Lago Pontchartrain.
IL 12 agosto 1956, giunto in macchina la mattina presto a New Orleans, prende alloggio al Roosevelt Hotel ed effettua uno show pomeridiano ed uno serale all’Auditorium Municipale, che viene invaso da 13 mila persone sebbene i posti siano 10 mila.
In una curiosa foto che lo ritrae mentre scende dalla macchina al suo arrivo all’hotel, sulla parete di un edificio di fronte si vede un grande affisso nel quale l’amministrazione locale si prefigge l’obiettivo di raggiungere nel 1999 nell’area della ‘Grande New Orleans’, cioè non nella sola città ma in tutta l’area metropolitana circostante, la cifra di 2 milioni di abitanti. Cosa evidentemente non riuscita in quanto oggi gli abitanti sono circa 1 milione e trecentomila.

Alla fine del febbraio 1958 Elvis ed il suo entourage giungono a New Orleans dove prendono alloggio al Roosevelt Hotel (evidentemente Elvis vi si trovava bene), occupando tutto il decimo piano. Fra il 3 ed il 9 marzo Elvis effettua le riprese esterne per il film King Creole (La via del male), che si svolgono in diverse zone del Quartiere Francese, Royal Street, Jackson Square ed altre, ed in una casa su palafitte sul lago Pontchartrain. Oltre agli ‘interni’, anche le scene che si svolgono in alcuni angoli di strade o vicoli sono invece realizzate in studio a Hollywood.
Il risultato finale sarà uno dei migliori, se non il migliore, film di Elvis, pervaso di una magica atmosfera accentuata dall’uso del bianco e nero dove l’artista, sorprendentemente sposa il suo scatenato rock and roll con il classico ‘dixieland sound’ della città.
Nel maggio-giugno 1965 Elvis interpreta il film Frankie And Johnny, la cui storia si svolge su di un battello che naviga sul Mississippi e a New Orleans ma il film è girato tutto a Hollywood e le scene in cui si vede la città sono filmati di repertorio.

Augusto Morini, fonte Jamboree n. 50, 2005

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