Ciò che fino a pochi anni fa sembrava impossibile e contraddittorio, oggi è una realtà.
Bluegrass, old time music e loro derivati, musiche nate e sviluppatesi negli USA, si stanno ora estendendo in tutto il mondo, vecchia Europa compresa.
Non vogliamo entrare qui in questioni di merito né tantomeno fare dibattiti sociologici sui perché e i per come di tutto questo. Ci limitiamo cronisticamente a prendere atto di questa interessante evoluzione di una musica di matrice tradizionale.
Già in passato con il blues, ma soprattutto con il jazz si era assistito al superamento delle barriere nazionali e al fatto che queste musiche diventassero internazionalmente riconosciute, apprezzate e, ciò che più conta, suonate. Tra quelle più propriamente legate alle tradizioni culturali della terra d’origine, la sola musica brasiliana aveva ottenuto riconoscimenti a livello mondiale, pur con il limite che i suoi esecutori erano sempre e solo ‘Cariocas’. Ora, senza essere pretenziosi, non possiamo fare a meno di considerare la diffusione mondiale che bluegrass e old time hanno avuto, soprattutto negli ultimi cinque anni.
In Europa, essi cominciano solo ora a muovere i primi passi importanti, ma è già interessante notare il carattere di unicità e di distinzione dai modelli originali che contraddistingue i gruppi europei. La tenacia, l’intraprendenza e la volontà di promuovere questa nuova ‘vecchia musica’ da parte di alcuni appassionati ha fatto sì che nello scorso mese di giugno i fans europei di bluegrass e old time potessero assistere a due avvenimenti di grande interesse.
Toulouse Bluegrass Festival
A Tolosa, città sperduta nel Sud-Ovest della Francia, si è svolta la seconda edizione dell’annuale Bluegrass Festival.
Il cartellone, già lo scorso anno di tutto rispetto, era in questa edizione al livello dei migliori festivals statunitensi. Oltre a numerosissime bands provenienti da ogni angolo d’Europa (persino dalla Cecoslovacchia!) era assicurata la presenza di New Grass Revival, Hot Rize, Darol Anger & Mike Marshall, Skyline & Tony Trischka.
La manifestazione, sponsorizzata dal Comune di Tolosa, è stata molto ben organizzata da una giovane coppia di appassionati, (Paula e Joél Herbach), che ha anche all’attivo la pubblicazione del bimestrale Back Up, interamente dedicato al bluegrass.
Ripetendo la fortunata formula dell’anno precedente, i concerti si sono svolti al pomeriggio in Place St. Georges, all’aperto, ed hanno visto l’avvicendarsi dei più interessanti gruppi europei.
Le stars americane, che hanno avuto ottimi supporters in Freewheelin’ e Bluegrass 43, si sono esibite all’interno del palazzetto Halle Aux Grains. Tra i numerosi gruppi sfilati nei due pomeriggi, ha particolarmente brillato Anouman, un quartetto formato da giovanissimi musicisti francesi, che interpretano una sorta di jazz acustico fortemente influenzato dalla musica di David Grisman. Particolarmente apprezzate le loro composizioni e gli arrangiamenti di brani di Charlie Parker o John Coltrane.
Di grande impatto e di sicuro successo è stata la performance di Red Wine, unico gruppo italiano presente al festival, che, dopo un breve comprensibile momento di emozione, ha saputo dimostrare che il bluegrass non è solo una valanga di note o puro esercizio ginnico sul manico dello strumento, ma che può essere musica vera in grado di comunicare le giuste vibrazioni. L’innesto del nuovo bassista, Marco Curreri, ha oggettivamente aggiunto un ‘qualcosa’ al già ottimo standard del gruppo che ha confermato, in terra francese, che per bands non professionistiche il livello del bluegrass italiano non è inferiore a nessuno.
Le serate hanno riservato musica dagli elevati contenuti artistici e spettacolari, dimostrando che il ‘folk made in USA’ è in questo momento veramente davanti a tutti.
I favolosi New Grass Revival, ormai una vera e propria rock-band che utilizza strumenti bluegrass, si sono confermati come una delle più interessanti realtà musicali degli anni ’80 e forse come il gruppo che più di altri potrebbe svolgere un ruolo di conversione per tanti giovani infatuati di Michael Jackson e soci.
Darol Anger & Mike Marshall. gli apostoli di Grisman artefici del lancio commerciale della New Acoustic Music, hanno fornito uno spettacolo trascinante e ricco di varietà. La straordinaria intesa ‘cerebrale’ dei due produce imprevedibili soluzioni e dà vita ad una musica più calda, meno ragionata e, in, definitiva, più piacevole di quella a cui ci avevano abituati insieme al ‘Maestro’.
Hot Rize ha offerto uno show eccitante con la personale proposta di bluegrass tradizionale suonato in chiave moderna. Tim O’ Brien (violino, mandolino e voce) e ‘Dr. Banjo’ Peter Wernick ne sono le punte di diamante. Si è confermata valida anche in terra non anglofona la apparizione di Red Knuckles & The Trailblazers, esilarante parodia della musica country & western che i quattro Hot Rize forniscono con l’aiuto di ospiti occasionali.
Skyline, infine, ha mostrato la validità dell’approccio newyorkese alla New Acoustic Music e le straordinarie capacità tecnico-musicali del mitico Tony Trischka e dell’incredibile mandolinista Barry Mitterhoff.
Le numerose jam-sessions, sopra e sotto il palco, sono state l’apoteosi di questo evento di grande interesse.
3a Convention Italiana di Musica Old Time & Bluegrass
Una nuova sede, il Teatro Tenda di Brescia, una nuova ricca formula con più vaste occasioni di interesse (video, square dances, seminari, concorso di gruppi) alcuni musicisti USA per la prima volta in Italia, forse non conosciuti ma di indiscutibile valore musicale, uno dei migliori gruppi di bluegrass europei, un’occasione unica per incontrarsi, discutere e soprattutto suonare la propria musica preferita. Una campagna promozionale ottimamente condotta da Franco Zanetti, uno dei più stimati professionisti del settore, l’interesse mostrato da Reti nazionali (Blitz) e da network privati (Rete 4), non sono stati sufficienti a decretare il successo di questa manifestazione.
Eppure, nonostante il risultato di pubblico di molto inferiore alle aspettative, noi di Hi, Folks! possiamo con orgoglio affermare di avere portato a conclusione un lavoro che mai prima d’ora era stato fatto in Italia per promuovere e diffondere bluegrass e old time.
Nonostante la demoralizzazione di avere visto il proprio lavoro non coronato da successo, l’inspiegabile assenza di molti ‘cosiddetti’ appassionati e l’aver pagato di tasca propria (non solo in senso metaforico) l’organizzazione di un avvenimento ormai giunto alla sua 3a edizione, Hi, Folks! può garantire a tutti coloro che lo seguono che proseguirà nella sua opera e che già da ora inizierà ad organizzarsi per la prossima edizione della Convention.
Crediamo di poter affermare, a nome di coloro che alla Convention erano presenti, che lo spettacolo è stato eccellente. I gruppi italiani, tutti, hanno mostrato sbalorditivi progressi da ogni punto di vista: la straordinaria abilità dei Bluegrass Stuff, l’originalità della proposta degli Old Banjo Brothers, la musicalità e la ricerca armonica della Southern Comfort Band, la ‘professionalità’ della Red Wine, la varietà dei Country Jamboree, sono il risultante di anni di passione e di lavoro comuni.
I Freewheelin’ (gruppo cosmopolita americo-franco-olandese), soddisfatti e commossi, hanno offerto uno spettacolo compatto ed interessante, di un livello superiore a quello del week-end precedente a Tolosa.
Per gli americani val la pena fare un discorso a parte.
Oltre ad aver fornito show di straordinario valore, Bob Carlin, Bruce Molsky, John McCutcheon, nel pomeriggio di domenica hanno dato vita alla parte più interessante di tutta la manifestazione: i seminari. Per due ore hanno condotto tutti i presenti in un immaginario viaggio attraverso le regioni della costa orientale degli USA mostrando i diversi stili e le originali sonorità, suonando e cantando brani significativi, rispondendo alle domande del pubblico.
Carlin & Molsky, la sera precedente avevano fatto capire a tutti che la nuova scena old time in America è formata da musicisti tecnicamente eccellenti e capaci di soddisfare le esigenze dello spettatore poco interessato.
John McCutcheon, accompagnato al pianoforte dalla dolce moglie Parthy Monagan, ha strabiliato tutti per l’efficacia della sua performance in cui varietà, gusto musicale, proseguimento della tradizione e doveroso omaggio ai vecchi maestri sono stati gli elementi conduttori. Siamo stati felici di apprendere che questo straordinario musicista si è ormai inserito, in America, nel giro delle grandi folk-stars e che sia stato nominato, con il disco Fine Times At Our House, per il Grammy Award del 1984, il maggior riconoscimento mondiale in campo musicale.
Il concorso per la migliore nuova band dell’anno è stato meritatamente vinto dai Buffalo Ramblers di Padova, che hanno visto così concretizzarsi anni di sacrifici e di passione per questa musica. I musicisti, visibilmente soddisfatti, hanno ricevuto in premio una stupenda autoharp Oscar Schmidt offerta dall’importatore italiano, Interlanguage.
Il futuro
Alla luce di queste due importanti manifestazioni, che si ripeteranno anche l’anno venturo con sempre nuovi motivi d’interesse e in collaborazione tra loro, possiamo affermare che bluegrass e old time siano una piacevole realtà anche in Europa.
Se da un lato la mancanza di un successo immediato può essere fonte di preoccupazione e smarrimento, dall’altra è positivo riscontrare come questa musica, al contrario di altri filoni del folk, non abbia vissuto un ‘boom’ passeggero ma stia crescendo, anche se molto lentamente, in modo costante.
Non solo. E’ interessante rilevare come bluegrass e old time, sempre in confronto con altri generi musicali, abbiano un rapporto appassionati/musicisti assai più elevato. Ciò, per noi che siamo dalla parte della musica suonata e non parlata, non può che essere considerato positivo.
Gli ostacoli da affrontare per promuovere questa musica sono comunque innumerevoli e alcune volte sembrano perfino invalicabili. Solo la convinzione di essere sulla strada giusta, consci della validità di ciò che proponiamo, ci crea delle riserve energetiche infinite che ci consentono di proseguire senza intoppi il nostro cammino.
Per questo diamo a tutti, ma soprattutto a quelli che quest’anno non c’erano, appuntamento al prossimo giugno. Non ve ne pentirete.
Ezio Guaitamacchi, fonte Hi, Folks! n. 8, 1984