Premessa
La cospicua corrente dei gruppi vocali ‘doo-wop’ degli anni ’50 può trovare le proprie origini nel cosiddetto ‘barbershop singing’ degli ultimi anni dell’800, un curioso modo di cantare senza accompagnamento di strumenti molto popolare tra i clienti in attesa di essere serviti nei negozi di barbiere (!), all’epoca veri e propri punti di ritrovo per la popolazione maschile. La formazione ‘standard’ è quella del quartetto, con una voce guida che canta la melodia e le voci di tenore, baritono e basso che forniscono l’armonia. Un genere ancora in vita grazie all’attività della ‘Società per la Preservazione ed incoraggiamento del Canto dei Quartetti Barber Shop in America’, fondata nel 1938 e oggi forte di 40 mila soci.
Verso la fine degli anni ’20 il pubblico americano ‘scopre’ i gruppi vocali melodici ‘inseriti’ nelle orchestre, grazie soprattutto alla popolarità dei Rhythm Boys dell’orchestra di Paul Whiteman, un trio che è il trampolino di lancio del grande Bing Crosby. Altri noti nomi dell’epoca sono gli Happiness Boys e i Revellers, quest’ultimi poi ispiratori, tra gli altri, del sestetto tedesco Comedian Harmonists.
I neri Mills Brothers, un quartetto di veri fratelli, giungono alla notorietà nel 1931 con un caratteristico sound dove le voci ‘imitano’ diversi strumenti a fiato, restando influentemente e prolificamente attivi per quasi quarant’anni, mentre della seconda meta dei ’30 sono gli Ink Spots, i Delta Rhythm Boys e il Golden Gate Quartet, altri rilevanti gruppi di grande influenza futura.
Questi e molti altri minori sono tutti complessi vocali di colore che traggono ispirazione, in modo variabile, da jazz, gospel e ‘race music’ (quella che poi diventerà rhythm’n’blues) ma nel periodo di maggior popolarità delle grandi orchestre swing (1935/1945) vi è anche un gran fiorire di gruppi vocali bianchi. Trii e quartetti solo maschili, o con una leader femminile o solo femminili, all’epoca ogni orchestra degna di questo nome non ne può fare a meno. Questi alcuni dei nomi, i Pied Pipers (che includono Jo Stafford] con l’orchestra di Tommy Dorsey, i Modernaires con Glenn Miller, i Meltones (che includono Mel Tormè,) con Artie Shaw, il The Trio con Jimmie Lunceford, gli Snowflakes con Claude Tornhill, i Town Criers con Les Brown, i Blue Moods con Woody Herman (poi diventati gli Skylarks), i Pastels con Stan Kenton, le Clooney Sisters (che comprende Rosemary Clooney) con Tony Pastor, le Young Sisters con Ralph Flanagan, ecc.
Sempre negli anni ’30/40 sono molto popolari alcuni gruppi esclusivamente femminili non più strettamente legati ad una singola orchestra, come i trii delle Boswell Sisters e Andrews Sisters e i quartetti delle Clark Sisters e King Sisters.
Verso la fine dei ’40/inizio ’50, mentre fra i gruppi vocali bianchi si notano Ames Brothers, Four Aces, Four Lads, Four Freshmen, Hi-Los, McGuire Sisters ed altri, si va formando anche una nuova generazione di complessi vocali di colore. Gli Orioles (It’s Too Soon To Know, 1948), i Ravens (Count Every Star, 1950), i Dominoes (Sixty-Minute Man, 1951), evidenziano già alcuni elementi, il falsetto e le sillabe ‘senza sense’, poi tipici del doo-wop. Fra il 1952 e il 1954 queste caratteristiche sono sempre più evidenti nei Five Keys, nei Chords, nei Crows e nei Drifters. Il 1955 segna la grande ‘esplosione’ di questo genere con gruppi di colore, di solito quartetti o quintetti composti da una voce guida e dalle voci di primo tenore, secondo tenore, baritono e basso, che si contano a centinaia, Cleftones, Dubs, Five Satins, Flamingos, Heartbeats, Silhouettes, ecc., ecc.
Ma non vi sono solo artisti neri, e dopo i Del-Vikings (1957) e i Crests (1957), gruppi misti di neri e bianchi, è nel 1958 che si diffondono maggiormente complessi interamente bianchi composti spesso, curiosamente, da cantanti di origine italiana, come Dion & The Belmonts, Capris, Elegants, Mystics, ecc. II grande periodo del doo-wop (che tra l’altro viene indentificato con questo termine onomatopeico solo a partite dai primi anni ’70) termina praticamente verso il 1963/64, quando la definitiva affermazione del beat segna l’inizio di una nuova era musicale.
Ciò non vuol dire che tutti questi cantanti scompaiono all’improvviso, ma molti di essi continuano la carriera in qualità di solisti, anche avvicinandosi ad un repertorio più ‘popular’, mentre altri confluiscono nelle file del genere soul che all’epoca va sempre più diffondendosi.
Con la fine della ‘Swing Era’ e la veloce scomparsa delle big bands, nella seconda metà dei ’40 si vanno via via diffondendo i piccoli complessi detti ‘combo’, formati da un ristretto ma variabile numero di musicisti il cui unico scopo è quello di supportare il cantante guida. Questo nuovo orientamento si afferma nei campi del jazz e della musica ‘popular’, ma anche in quelli del rhythm’n`blues e poi del rock’n’roll. In quest’ultimo campo sono probabilmente i Blue Caps di Gene Vincent, nella primavera del 1956, i primi a dare forma alla poi classica formazione rock con prima chitarra, chitarra ritmica, contrabbasso e batteria.
Alcuni notevoli esempi di rock’n’roll strumentale si hanno nel 1956/57 coi sassofonisti Sil Austin e Bill Justis, che però sono accompagnati dalle loro rispettive orchestre, ma è all’inizio del 1959 che inizia a prendere piede il piccolo complesso rock esclusivamente strumentale, grazie al grande successo dei Champs con Tequila. Sulla loro scia si avviano i vari Johnny & The Hurricanes (1959), il Bill Black’s Combo (1959), i Fireballs (1959), i Ventures (1960), gli inglesi Shadows (1960) e molti altri, per arrivare poi ai gruppi di ‘surf music’ (1961/1963).
Negli stessi anni hanno anche grande diffusione gruppi vocal/strumentali (dove gli stessi artisti producono sia il canto che la musica) come il Kingston Trio (1958), i Brothers Four (1960) e Bud & Travis (1960) tutti di estrazione folk, ancora i Fireballs, integrati del cantante Jimmy Gilmer (1963), gli innovativi Beach Boys (1963) e molti altri minori.
Le seguenti sono le discografie italiane, limitate ai soli dischi di piccolo formato (78 giri, 45 giri normali e 45 EP), dei molti dei protagonisti, grandi e piccoli, conosciuti a misconosciuti, di questi generi musicali. La scelta si è indirizzata principalmente verso gli artisti americani ma non mancano artisti inglesi, grandi e piccoli, e quelli di altri paesi che in quegli anni hanno avuto un certo riscontro anche nel nostro paese.
N.B. I dischi sono generalmente elencati secondo la progressione numerica mentre, spesso, la corrispondente data di uscita, ricavata dai cataloghi originali o della rivista ‘Musica e Dischi’, non é altrettanto progressiva. Per ragioni tecniche le segnalazioni di ‘Musica a Dischi’ potevano essere posticipate di uno o più mesi rispetto a quella ufficiale della casa discografica.
Non tutti i dischi pubblicati erano stampati in Italia e sono numerosi i casi di dischi importati dai paesi di origine delle rispettive case discografiche come, ad esempio, Polydor, Coral e Heliodor dalla Germania, Philips dall’Olanda, London e Columbia UK dall’Inghilterra, Capitol ancora dall’Inghilterra (una etichetta USA che in Europa faceva capo al gruppo inglese EMI), Decca/Fonit dagli USA, ecc.
Per quanto possibile si è cercato di corredare ogni voce di una minibiografia e le etichette dei dischi.
Le discografie raccolgono le uscite su 78, 45 giri ed extended play, comprese anche le edizioni promozionali, speciali o per juke box (se conosciute) quando differiscono dal disco originario per numero di catalogo e/o accoppiamento di titoli.
(NdR: Quello che segue è un elenco selezionato dei gruppi citati nel lungo articolo di Jamboree a cui rimandiamo per la lettura del testo completo. Non abbiamo inserito mini-bio e discografia di quei gruppi il cui ambito di attività era estraneo ai generi e stili trattati dal nostro sito, come jazz, pop, etc..)
Belmonts, Bill Black’s Combo, Bobbettes, Booker T. & The M.G.’s, Brothers Four, Champs, Charms, Chiffons, Cleftones, Clovers, Coasters, Colwell Brothers, Crests, Crickets, Crystals, Danleers, Danny & The Juniors, Dean & Jean, Deep River Boys, Dells, Delta Rhythm Boys, Del-Vikings/Dell-Vikings, Demensions, Diamonds, Dixie Cups, Drifters, Dubs, Edsels, Falcons, Fendermen, Fireballs, Five Keys, Five Satins, Flairs/The Flares, Flamingos, Four Knights, Four Tops, Four Tunes, Freddie Bell & The Bellboys, Genies, Gladys Knight & The Pips, Golden Gate Quartet, Highwaymen, Hollywood Flames, Impressions, Ink Spots, Isley Brothers, Johnny Olenn & The Blockbusters, Jordanaires, Kingston Trio, Marvelettes, Midnighters, Mills Brothers, Miracles, Olympics, Pilgrim Travelers, Platters, Rays, Regents, Robins.
Augusto Morini, Maurizio Maiotti, fonte Jamboree n. 45, 2004